Di nascita ungherese, di adozione statunitense, ma di fatto i suoi film furono realizzati con un’anima tutta americana e con uno stile cinematografico tipicamente hollywoodiano.
Si laureò a Budapest in legge, ma l’incontro con il famoso drammaturgo Ferenc Molnár , che lo assunse e lo introdusse alla scena teatrale di Budapest e già giovanissimo iniziò a calcare l’ambiente cinematografico dirigendo cinque film, facendo esperienze di sceneggiatore, assistente alla regia e persino attore.
Con l’inizio della seconda guerra mondiale, si trasferisce a Londra e, avendo avuto esperienze cinematografiche, subito venne assunto dai Fratelli Korda, lavorò per il produttore Alexander Korda in “Il ladro di Bagdad” del 1940 facendo da assistente alla regia di Michael Powell, Ludwing Berger e Tim Whelan. Nel 1942 fu regista della seconda unità in “Il libro della giungla” di Zoltan Korda. Nel 1943 emigrò negli Stati Uniti e nel 1944 arrivato a Hollywood e già conosciuto negli ambienti ottenne e la sua prima regia in “Nessuno mi sfuggirà” (None Shall Escape). Ottenne successo, sapeva esprimersi molto bene con le immagini e soprattutto sapeva usare poco budget ottenendo al botteghino molti soldi e questo ai produttori faceva gola. Il noir/poliziesco delle città urbane e il western classico erano generi che gli piacevano, realizzò sempre nel 1944 “Donne e veleni” (Dark Waters), e nel 1947 “La donna di fuoco” (Ramrod).
Nel 1950 venne chiamato a scrivere la sceneggiatura dell’ottimo western “Il romantico avventuriero” (The Gunfighter), nel 1952 girò personalmente “La maschera di Fango” (Springfield Rifle) con un bravissimo Gary Cooper. Nel 1953, pur avendo perso un occhio in un incidente, riesce a realizzare uno dei primi film in 3D “La maschera di cera” (House of Waxman), ottenne un grande successo di critica e pubblico per la storia quasi horror e la grande interpretazione di Vincente Price. “La maschera di cera” venne considerato e tutt’ora è considerato il miglior film in 3D della storia di questo particolarissimo processo filmico. La caratteristica principale di De Toth era quella di avere uno stile particolare e originale, la messa in scena era sempre elegante, ma soprattutto sapeva mettere i protagonisti dei suoi film a loro agio, ognuno che recitava era spontaneo davanti alla cinepresa. Gary Cooper in “La maschera di fango”, Richard Widmark in “Furia dei tropici” (Slattery's Hurricane) del 1949, “Il cacciatori di indiani” (The Indian Fighter) con Kirk Douglas o “La notte senza legge” (Day of the Outlaw) con Robert Ryan e “La città è spenta” (Crime Wave) del 1954 con Sterling Hayden mettono in luce il fascino straordinario dei protagonisti. Gli stessi, che venivano mostrati sul grande schermo in una visione tragica della vita, erano segnati nei loro volti, drammaticamente raccontati nelle loro storie grazie anche ad una originale illuminazione come nei film polizieschi.
I film del regista non furono molti, la sua carriera si concluse con qualche altro piccolo film e qualche partecipazione come regista nel cinema italiano, ma la sua grande opera fu quella di essere riuscito nell’impresa più difficile: quella di amalgamare la sua cultura di europeo ungherese con quella dello spettacolo cinematografico hollywoodiano.
G.R.
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