Divenne famoso negli anni Cinquanta, poi fu dimenticato, e alla fine fu riscoperto per il suo stile asciutto e per la regia curata e capace di mettere in scena sequenze anche difficili.
Si chiamava Oscar Boetticher jr, nacque a Chicago dove fin da ragazzo amava l’atletica e in particolare il rugby, ottenendo degli ottimi successi presso la Ohio State University. Alla fine del college decise di trasferirsi in Messico e qui iniziò ad amare la corrida ed a impararne l’arte. Proprio qui incontrò per caso il regista Rouben Mamoulian, il quale dovendo girare “Sangue e arena” nel 1941, lo prese con se come consulente tecnico. Il giovane Budd fu affascinato dall’arte del cinematografo e decise che quella sarebbe stata la sua strada. Dopo questa prima esperienza iniziò sotto il produttore Hal Roach come lettore di soggetti e aiuto regista. Poi finì alla Columbia Pictures, dove il produttore Harry Cohn ebbe grande stima di lui. Budd iniziò la carriera di regista di piccoli film a basso costo, quelli cosiddetti di serie B, con la piccola casa Monogram Pictures. Durante la seconda guerra mondiale lavora al Laboratorio di Scienze Fotografiche a Washinghton dove ha la fortuna di lavorare con Gene Kelly e Richard Carlson alla realizzazione di due documentari: “The Fleet That Came to Stay” e “Well Done”. Nel 1951 ottenne un buon successo commerciale con “La lama di D’Artagnan” (The Sword of D’Artagnan), film fatto con una paga irrisoria e più per amicizia, ma gli permise di staccarsi dagli Hal Roach Studios. John Wayne che da poco aveva inaugurato la sua casa di produzione Batjac, lo notò e decise di affidargli il suo primo importante successo. “L’amante del torero” (The Bullfighter and the Lady) nel 1951, rappresentò la prima regia di Boetticher, ma anche la sua prima sceneggiatura visto che si basa proprio sulle memorie delle esperienze del regista, che aveva avute quando soggiornò in Messico. Tanto clamore per questo film finì ben presto visto che la stessa casa di produzione in fase di montaggio decise di tagliare e modificare pesantemente il lavoro senza alcun permesso dello stesso regista, che si vide rovinata la carriera.
Boetticher non si disperò, anzi si accordò con il produttore Harry Joe Bwon ed ebbe la fortuna di incontrare lo sceneggiatore Burt Kennedy, così con questi produsse ben 6 film, che furono poi chiamati ‘il ciclo Ranown’ dai nomi Ran(dolph)-(Br)own.
Western geniali, con il solitario Randolph Scotto nei panni del pistolero alle prese con i soliti nemici che il west può creare. “I sette assassini” (Seven Men from Now) del 1956, “I tre banditi” (The Tall T), “Decisione al tramonto” (Decision at Sundown) entrambi del 1957, “Il cavaliere solitario “ (Buchanan Rides Alone) 1958, “L’albero della vendetta” (Ride Lonesome) del 1959, “La valle della vendetta” (Comanche Station) 1960. Opere uniche, che lo resero famoso, soprattutto dopo la sua scomparsa, grazie alla rivalutazione dei critici francesi. Dopo questi film decise di cimentarsi nella biografia del celebre e amico torero Carlos Arruza. Un’opera che gli costò il fallimento economico, il matrimonio con Debra Paget, il carcere in Messico e persino il manicomio e di conseguenza la perdita degli amici di Hollywood.
Nonostante tutto riuscì a portare a termine la sua impresa, per farsi perdonare negli Stati Uniti, scrive la sceneggiatura de “Gli avvoltoi hanno fame” (Two Mules for Sister Sara) nel 1972, avrebbe dovuto girarlo lui stesso, ma alla fine ci rinunciò affidandolo a Don Siegel. Di ciò che rimane oggi della sua carriera sono i film di vario genere, tra cui spiccano i famosi western in cui Budd riuscì a condensare la sua concezione filosofica dell’eroe individuale e solitario , che vive nella natura e che sa perfettamente come affrontare i nemici.
Grazie al suo stile lineare e con un intreccio avventuroso, il regista ci lascia uno spaccato di cinema unico dove la frontiera senza legge e gli antagonisti sono l’opposto dell’eroe, che cerca vendetta, giustizia, amore in nome della lealtà e della vita.
G.R.
|