Sin dall’inizio della sua carriera si capì che il suo fascino e la sua
esuberanza l’avrebbero fatta diventare una delle più importanti Star degli anni
Venti, ma la sua carriera brillante non coincise con la sua vita privata.
Clara nacque in un quartiere povero e malfamato di Brooklyn a New York; la
famiglia non l’aiutava affatto, anzi era un problema: sua madre era
schizofrenica, mentre il padre, quasi sempre ubriaco, l’abusava sessualmente.
Rovinata dalla sfiducia e dalla instabilità emotiva anche per la situazione
economica povera, partecipò a sedici anni un concorso di bellezza e lo vinse; la
ragazza giovanissima si presentava molto bene aveva una capigliatura rossa era
vitale e portata alla recitazione. Proprio questa caratteristica venne notata
dalla Paramount che la mise sotto contratto.
Il suo primo film fu nel 1922 “Beyond the Rainbow” di W.Christy Cabanne, nel
quale interpretava una scena passionale al fiancò di Billie Dove. In questo
stesso anno venne notata sulla rivista “Motion Picture” dal regista Elmer
Clifton, il quale cercava una ragazza tutto pepe per un film scatenato e la Bow
fu scelta come protagonista per “Down to the Sea in Ships”. la felicità durava
veramente poco, subito dopo aver preso questa parte con grande felicità, la
stessa sera la madre gli si presentò nella sua camera con in mano un coltello da
macellaio per ucciderla. Gli fu data la parte come protagonista in “I nemici
delle donne” (The Enemies of Woman” nel 1923, ma mentre di giorno era sul set,
la sera era ad accudire la madre e dichiarava: “Ricordo che allora pensavo che i
momenti felici non sembravano mai durare a lungo, che qualcosa di terribile
accadeva sempre e che forse la cosa migliore era goderseli quando si era
effettivamente nella condizione di farlo”.
Dopo qualche apparizione sullo schermo il pubblico iniziò ad apprezzarla e i
critici la scoprivano come talento. Clara prese un agente di New York, Maxine
Alton, il quale le face fare un provino alla Prefered Picture con B.P.Schulberg,
impresario della Paramount, ed ebbe successo. Firmò un contratto di 50 dollari
la settimana e partì per Hollywood. Intanto si era innamorata dell’attore
messicano Gilbert Roland, il quale l’aveva conosciuto sul set di “The Plastic
Age” del 1925. I due si fidanzarono, la storia durò appena meno di due anni.
Clara ogni qualvolta che faceva un film, vi si dedicava con molta passione, la
sua carriera andava a gonfie vele, la sua vita era avventurosa, movimentata e
sempre con molti uomini e al pubblico piaceva sempre più. Fin quando un giorno
Schulberg la volle con se alla Paramount e il produttore Jesse L.Laski si prese
il suo contratto per ben 250.000 dollari dell’epoca. All’epoca sembrava una
pazzia, nessuno sapeva quali risvolti poteva aveva la carriera di questa donna,
sì famosa e brava, ma ancora lontana dall’essere una Star. Il suo primo film la
vedeva per la terza volta nei panni di una ragazza in “Dancisng Mothers” (1926),
ma nello stesso anno girò per il regista Victor Fleming “Mantrap” e fu il
successo più clamoroso, tanto che la stessa casa di produzione dovette inserirla
tra le dive. Fleming seppe dirigerla con molta decisione, tra i due nacque un
duo perfetto, scelse la sua figura femminile come possibile icona del tempo e ci
riuscì, gli fece fare la parte di una manicure che conquista un boscaiolo e si
reca al fiume fingendosi sua moglie o ha un flirt con un avvocato durante una
gita, ma al ritorno è costretta a ripresentarsi dal marito che non ama più.
Nel 1927 conobbe Gary Cooper e iniziò una relazione che ebbe non pochi ostacoli:
lui era geloso, lei non voleva sposarsi. In quest’anno il lavoro la portò ancora
alla ribalta con tre film: “Figli del divorzio” (Children of Divorce), nel quale
conobbe Cooper, e fece con Clara anche “Cosetta” (It) il suo maggior successo
commerciale e “Ali” (Wings). Il pubblico però iniziava a non considerarla più
per i suoi film, ma per i suoi gossip con gli attori, le sue storie private la
travolgevano e sullo schermo i produttori avevano deciso che doveva essere
marchiata come la “ragazza sexy”. Obbligarono gli sceneggiatori a creare scene
sempre più spinte con i vari attori del momento e la obbligavano a spogliarsi
fino al limite consentito. Più provocava più guadagnava, era arrivata nel 1929 a
percepire la paga di 2.800 dollari la settimana contro i 10.000 annui di una
normale attrice. Gli anni passavano, ma mai forse ci si sarebbe accorti che il
sonoro avrebbe dato uno scossone alla carriera della Bow e alla linea troppo
amorale del tempo per Paramount, era infatti giunto il momento dell’introduzione
del sonoro: il 1929 segna il debutto dell’attrice in un film parlato. La Bow era
preoccupatissima, del resto tutti tremavano nel dover parlare, e lei in
“L’allegra brigata” (The Wild Party) disse la sua prima battuta: “Salve a
tutti”, ma lo disse così forte e piena di emozione che fece rompere la
fotovalvola nella sala di registrazione. Il sonoro non faceva per lei o meglio
se la casa di produzione per la quale lavorava l’avesse ‘addestrata’
all’utilizzo del nuovo mezzo, forse avrebbe continuato la sua carriera, ma non
fu così, anzi fu travolta da scandali, debiti di gioco, pressioni da parte dello
studio, amori con troppi attori e forti problemi di salute. In più fu accusa di
adulterio dalla moglie di un medico texano che la portò in tribunale.
La tensione nervosa dell’attrice cedette quando la sua segretaria Daisy DeVoe fu
portata al processo dalla stessa Bow, la quale l’accusava di avergli preso il
denaro che gli apparteneva. La DeVoe, giudicata colpevole e pronta per la
prigione, per ripicca contro Clara vendette a un rotocalco, “The Coast Reporter”
le sue ‘memorie’ sull’attrice e di quali scandali vivesse tanto da portarla a
commettere quei furti giudicati come reati. La Bow ne fu così sconvolta che
cadde in un forte esaurimento nervoso. Durante uno dei suoi ultimi film del
1931, poiché fu interrotta la lavorazione per problemi di salute dell’attrice,
il produttore Schulberg decise di annullargli il contratto, pare anche su
richiesta della stessa Bow. Ma la diva dichiarò in seguito: “Ciò che mi scottò
fu che lo studio non fece altro che incolparmi e minacciarmi per il tutto il
processo DeVoe…io li resi ricchi con ciò che io stessa e molti critici
consideravamo film schifosi. Non ebbi in cambio altro che uno stipendio,
impresari incompetenti, e qualche vecchia storia tirata fuori dal cestino dei
rifiuti”.
Nel 1932 si sposò con Rex Bell, un attore di film western e dichiarò: “Posso
vivere comodamente con ciò che guadagna Rex…fino al momento in cui non si
presenterà una parte adatta a me, continuerò a rifiutare le offerte. Non
interpreterò più quel tipo di ruolo stereotipato che ero costretto a fare. Se
tutti i produttori vogliono che io continui a fare il seguito di “Cosetta” e che
mostri il mio corpo, possono anche tenersi le loro offerte.” Alla fine tornò per
la Fox sempre nel 1932 con due film “Sangue ribelle” (Call Her Savage) con
Gilbert Roland, opera nella quale interpretava una meticcia selvaggia che
frustava tutti gli uomini che la prendevano in giro. Ultimo suo film “Hoopla”,
1933, nei panni di una ballerina.
La sua esistenza era ormai segnata, tornò alle cronache quando ebbe due figli
uno nel 1934 e l’altro nel 1938, ma passò tutto il resto della sua vita in case
di cura per malati di mente. Verrà ricordata per essersi esibita sul grande
schermo come nessuna diva del suo tempo abbia mai fatto, divenne un sex symbol
del tempo e come giustamente affermò ad un giornalista poco prima di morire
circa il valore del divismo negli anni Venti: “Possedevamo personalità. Facevamo
ciò che ci piaceva. Facevamo le ore piccole. Vestivamo nel modo che volevamo.
Oggi i divi sono più assennati e hanno una salute migliore. Ma noi ci siamo
divertiti molto di più”.
G.R.
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