Diresse numerosi film per la Metro-Goldwyn-Mayer, diventando un regista che sapeva commuovere e divertire e grazie anche ad un sapiente controllo della macchina da presa si fece apprezzare dal pubblico del tempo per il suo modo calmo e sicuro di mettere in scena opere le cui storie alle volte erano molto complesse.
Si chiamava Clarence Leon Brown e si laureò in ingegneria presso la "University of Tennessee", sin da piccolo era affascinato dal motori e divenne ben presto un imprenditore nel campo delle automobili e in quello aeronautico grazie anche al suo stabilimento privato chiamato Brown Motor Company.
Da qui al cinema è un passò che neppure lo stesso Brown avrebbe immaginato, ma nel 1915, per caso, venne chiamato come assistente tecnico dal regista francese Maurice Tourneur, con il quale per cinque anni instaura un ottimo rapporto di lavoro aiutando il maestro anche nel montaggio di "The Club". Affascinato dal mondo della celluloide, che all'epoca era in piena espansione, decide nel 1920 di passare alla regia grazie anche agli insegnamenti di Tourneur, che lo assisterà fin quando per motivi di salute sarà costretto al ritiro. Brown, oltre che appassionarsi a questo nuovo lavoro, capisce che i guadagni sono molto forti e dunque lascerà la sua iniziale carriera di ingegnere per dar inizio alla nuova attività di regista. Nel 1925 dirige Rodolfo Valentino in “L’aquila nera” (The Eagle) ottenendo un enorme successo commerciale e permettendo così alla Metro-Goldwyn-Mayer di tenerlo a sé con un contratto trentennale. Nel 1926 dirige "La carne e il diavolo" (Flesh and the Devil) con protagonisti due star dell'epoca John Gilbert e Greta Garbo. Un ottimo film muto, con il quale Brown si consacra regista della Mgm, ma avvia anche una preziosa collaborazione con "la Divina" Garbo, la quale apprezzerà molto il modo di dirigere del regista. Nel 1928 ancora con la Garbo dirige "Il destino" (A Woman of Affairs), nel 1930 "Romance" e "Anna Christie" e nel 1931 "La modella" (Inspiration), tutti grandi successi commerciali che resero sia Brown che la garbo molto popolari negli anni Trenta.
Per il regista il passaggio dal muto al sonoro non causa problemi, il suo lavoro sembra scivolare via da un esperienza che si conclude come quella del muto per iniziare con una nuova, cioè il sonoro.
Sempre nel 1931 porta alla ribalta con due film "L'amante" (Possessed) e "A Free Soul" due giovani: Clark Gable e Joan Crawford, mostrando al pubblico e alla Mgm il talento e la buona recitazione. Il regista si conquista la fama di grande direttore d’attrici, infatti la Garbo e la Crawford lo voglio sempre come regista nei loro film. Intanto la Mgm lo considera tra i migliori directors della sua scuderia, grazie alla struttura dei suoi film molto semplici, nei quali non vi è creatività, ma molto melodramma, grazie anche alla messa in scena di figure femminili assi forti, la cui recitazione doveva essere alla base del successo del film. Nel 1935 diresse con successo ancora la Garbo in "Anna Karenina" e così anche nel 1937 in "Maria Walewska", mentre nel 1939 ebbe un grande successo l'opera drammatica "La grande pioggia" (The Rains Came) e nel 1940 ci fu un’ottima accoglienza, grazie anche ad giovane Spencer Tracy, per la biografia sull'inventore Thomas Edison in "Il romanzo di una vita" (Edison, the Man).
"La commedia umana" (The Human Comedy) del 1943, "Le bianche scogliere di Dover" (The White Cliffs of Dover) e "Gran premio" (National Velvet) entrambi del 1944, "Il cucciolo" (The Yearling) se si guardano bene non hanno spessore psicologico nei personaggi, ma la storia ben raccontata e recitata porta successo di pubblico, ottima critica per il regista, ma anche soldi alle casse della Mgm, compiacendosene entrambi per gli ottimi risultati
Con gli anni Quaranta si chiude il percorso che lo vide regista di ottimi drammi, lo si rivedrà ancora dietro la macchina da presa nel 1950 con il film che dedicherà al mondo delle corse "Indianapolis" (To Please a Lady) con un buon Clark Gable nei panni di un pilota e con "Gli avventurieri di Plymouth" (Plymouth Adventure) del 1952, dramma storico sullo sbarco in Nord America dei padri pellegrini protestanti, esuli dalla Gran Bretagna.
La sua vita lo vide accanto a ben quattro mogli (tra cui le attrice Mona Maris, Alice Joyce e Marian Spies) e una figlia, mentre la sua fortuna economica continuava grazie anche alla dote di saper gestire sempre al meglio il proprio denaro, che lasciò tutto in eredità al “Clarence Brown Theater for the Performing Arts”, dando modo alle future generazioni di poter studiare cinema e arte recitativa.
G.R.
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