E’ stato il miglior attore che il cinema potesse avere, ha incarnato e incarnerà per sempre l’uomo elegante, bellissimo, intelligente, disinvolto e spiritoso, quel suo fare da gentlemen inglese piacque sin da subito a Hollywood che lo fece diventare una star di film ormai entrati nella storia della cinematografia.
Il suo vero nome era Archibald Alexander Leach, era nato a Bristol nel 1904, ebbe un’infanzia travagliata: sua madre venne ricoverata in una clinica per malattie mentali. Nel 1915, falsificando la firma del padre, si iscrisse con un documento falso nella compagnia dei funamboli di Bob Pender e nel 1920, si trasferì negli Stati Uniti con questo gruppo di acrobati e comici girovaghi. L’esperienza evidentemente lo aveva formato già come persona visto che passava le giornate tra canzonette, battute spiritose, capriole e salti mortali. In America faceva questo, ma sul finire degli anni Venti decise anche di affrontare il teatro ottenendo qualche piccola parte in commedie musicali. A 28 anni il produttore B.P.Schulberg lo vide e pensò che poteva cavare qualcosa da un personaggio simile. Scritturato per la Paramount, divenne, nelle sue prime interpretazioni, una specie di accompagnatore o cavaliere delle attrici protagoniste. Quando girò il suo secondo film “Venere bionda” (Blonde Venus) del 1932 Grant mostrò sicurezza nel sapersi rapportare con la macchina da presa ed anche la recitazione era molto buona, stando accanto ad un attrice del calibro di Marlene Dietrich. Quando fu la volta di fare da spalla a Mae West in “Lady Lou” (She Done Him Wrong) 1933 , l’attrice rimase senza parole nel vedere le doti di Cary nella parte di un agente federale, egli sapeva già interpretare la sceneggiatura come se avesse recitato da anni e mostrava intelligenza e sensibilità sul set. E ebbe lo stesso successo anche in “I’m No Angel”, interpretando un playboy sempre insieme con la West in un contesto di sesso e humour. Su questa scia di acclamazione, l’attore si prese una pausa e fece una piccola parte “Alice in Wonderland” 1933, ma dovette ritornare a ruoli più sentimentali e con pochi pregi artistici per riscuotere qualche buona recensione.
Per conseguire qualcosa di più, Grant ebbe la fortuna di essere chiamato dal regista George Cukor in “Il diavolo è femmina” (Sylvia Scarlett), 1936, con accanto la bravissima Katharine Hepburn. Grant interpretava un truffatore gentiluomo, che li portò un enorme successo di pubblico e di critica e a lanciarlo definitivamente tra le stelle del cinema americano.
Così gli anni Trenta diventarono il trampolino di lancio per la futura star, le commedie brillanti furono il suo punto di forza per non risultare mai ripetitivo o monotono. “L’orribile verità” (The Awful Truth) 1937 e “Scandalo a Filadelfia” (The Philadelphia Story) 1940, sono storie di coppie divorziate che ancora si amano e Grant in questi due film mostra brillantezza e malinconia, sincerità e affettazione allo stesso tempo riuscendoci molto bene, specie in quest’ultimo film con ancora accanto la Hepburn.
Ancora in “Susanna” (Bringing Up Baby), 1938, sempre con la Hepburn, fa la parte di un professore di paleontologia timido e distinto, che viene sconvolto dall’incontro con una ricca e fin troppo scattante giovane che lo farà innamorare. Qui l’attore dimostrò di essere un grande talento perché lasciò grandi spazi alla forza protagonista, mentre lui riuscì a delineare un personaggio simpatico che sembrasse quasi una spalla della Hepburn, ma che alla fine dava prova di essere sensibile e inventivo nella sua parte di studio incallito. Anche “Incantesimo” (Holiday), 1938, mise in mostra le sua qualità, interpretando un giovanotto che si innamora della sorella della sua fidanzata. Humour e creatività sono gli elementi che lo contraddistinguevano dagli attori del tempo, un tocco leggero anche nei suoi modi di camminare e muoversi sulla scena rendevano il personaggio Grant simpatico e che riusciva con facilità a comunicare con il pubblico. Non sempre c’erano queste parti ‘leggere’, nel 1939 dovette affrontare un ruolo difficile in “Gli avventurieri dell’aria” (Only Angels Have Wings) di Howard Hawks in cui è il comandante dei piloti postali nell’America del Sud. Ancora sotto la direzione di Hawks nel 1940 è chiamato in “La signora del venerdì” (His Girl Friday) commedia quasi sofisticata serrata nei dialoghi nei quali era il direttore di un giornale che tenta di contrastare i progetti di Rosalind Russell, la quale deve invece fare un importante scoop.
Con questo suo fare Cary Grant non poteva essere non notato da Alfred Hitchcock, che dopo averlo visto nella performance di “La signora del venerdì” lo chiamò a fare “Il sospetto” (Suspicion) nel 1941. Commedia nera nella quella l’attore raggiunge fin qui il suo massimo della recitazione, facendo la parte di un marito, dedito al gioco e sempre col sorriso, che avvelena lentamente la moglie che ama. Dopo questo successo il regista lo rivolle ancora in “Notorius, l’amante perduta” (Notorius) nel 1946, ambientato nella seconda guerra mondiale, narra le vicende di due spie (Grant e Ingrid Bergman) che alla fine si amano e scopriranno circoli nazisti. Il film ottenne un ottimo successo di critica e di pubblico e così fu anche per Grant che negli anni Quaranta trionfò con il suo modo fare l’attore. Un ruolo drammatico gli fu affidato nella parte di un patriota in “Quelli della Virginia” (The Howards of Virginia), 1940, ma non ebbe un grande successo. Fece poi con il regista George Stevens “Ho sognato un angelo” (Penny Serenade), 1941, film sulla crisi coniugale e “ho bussato alla porta” (Talk of the Town) del 1942 dove successo nell’interpretare un presunto omicida in fuga. Nel 1946 fece il dramma di Odets “Il ribelle” (None But the Lonely Heart) e nel 1946 il musical di Cole Porter “Notte e dì” (Night and Day) perdendo molto di quei personaggi che solo lui riusciva a mettere in scena.
Una nuova carica gli vene data sempre dal regista Hawks che lo fece interpretare “Ero uno sposo di guerra” (I Was a Male War Bride) nel 1949, una delle più belle e brillanti commedie nei quali lo si vide nei panni di un soldato che deve travestirsi da donna e subire tutte le conseguenze. L’esilarante interpretazione lo riportò nuovamente al successo e nel 1952 fu ancora in un’altra commedia del genere in “Un magnifico scherzo” (Monkey Business) con accanto Marylin Monroe e Ginger Rogers nei panni di uno scienziato distratto che inventava la pillola dell’eterna giovinezza. Nel 1955 fu richiamato da Hitchcock nel bellissimo thriller “Caccia al ladro” (To Catch a Thief) con Grace Kelly, interpretando un uomo con alle spalle una carriera di abile ladro. Ultima grandissima prova fu ancora per il regista inglese il quale lo rivolle nel suo celebre film “Intrigo internazionale” (North by Northwest), 1959, un occasione per rivedere Grant in un ruolo brillante, ma questa volta immischiato in una storia avventurosa e assurda con accanto la bella Eva-Marie Saint. Qui l’attore diede il meglio di sé, lo si rivedrà in altri film di minore successo come “Operazione sottoveste” (Operation Pettiocat) del 1959, nel 1960 “L’erba del vicino è sempre più verde” (The Grass Is Greener), il famoso giallo “Sciarada” (Charade) 1963, nel 1964 con Sophia Loren in “Il Gran Lupo chiama” (Father Goose) e l’ultimo suo film “Cammina non correre” (Walk Don’t Run) nel 1966, abbandonando definitivamente le scene cinematografiche.
Sebbene siano passati così tanti anni dal suo addio al cinema, rivederlo oggi è impossibile non pensare a lui come all’incarnazione dell’eleganza e della simpatia. E’ stato uno dei migliori attori che il cinema abbia mai avuto, con un physique du rol che altri colleghi non ebbero mai, ma soprattutto era intelligente e a sentirlo parlare degli argomenti di attualità lasciava stupefatti. La sua figura rimane nell’immaginario collettivo, molti avrebbero voluto rassomigliare a Cary Grant, forse anche lui stesso, visto che quello che aveva creato era un personaggio che alla fine solo lui poteva dar vita e mettere sulla celluloide.
G.R.
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