Con un’incredibile vena lirica, Frank Borzage durante gli anni Trenta seppe dirigere alcuni dei film melodrammatici più importanti di quel decennio sebbene oggi questo regista spesso non venga ricordato e valutato in pieno.
Nato nel 1893 a Salt Lake City, da padre trentino, il cui vero cognome era Borzaga e da madre svizzera, fin dall'età giovanissima (13 anni) iniziò a lavorare in una miniera d'argento, ma il suo vero sogno era recitare. Fece un pò di apprendistato nei piccoli teatri di provincia e arrivò a Hollywood nel 1913. Prima di diventare regista, Thomas Ince lo assunse dandogli la parte sia di un cattivo sia di un eroe per circa trenta film. Nel 1916 iniziò la sua attività di regista, che lo vide protagonista nell’era in cui si passava dal muto al sonoro e questo passaggio è la chiave di quella sensibilità che lo rese celebre come regista di alcuni tra i film più belli del periodo.
Nelle sue opere Borzage difende con energia e soprattutto con profonda simpatia la lotta che conducono le persone all’interno delle società contro il materialismo quotidiano. Questa specie di filosofia borzaghiana dipese dal fatto che l’America degli inizi anni Trenta era pervasa da un profondo pessimismo il crack della borsa del 1929 aveva inciso sul modo di vivere e il giovane regista, invece, aveva voglia di combattere questo pessimismo, ponendo ad esempio due innamorati che superavano gli ostacoli della vita, come la questione economica.
Se si osserva attentamente quel capolavoro di “Settimo cielo” (Seven Heaven) del 1927, benché muto, fruttò a Borzage il primo Oscar come miglior regista e questo non fu un semplice caso, ma è il frutto di un merito che l’Academy condivise con le idee dell’artista. Egli dunque all’interno di questo film pose due protagonisti: Chico (Charles Farrell) e Diane (Janet Graynor), i quali vivono perché sono innamorati uno dell’altro e il benché entrambi svolgono lavori umili, sono contenti e regista sa condurli alla felicità, mostrando allo spettatore con una ripresa dalla gru che inquadra il loro appartamento o meglio il loro tetto sfondato i loro occhi che vedono attraverso il cielo le stelle, ecco dunque il titolo del film. Il film ha punti di forte drammaticità quando Chico in guerra viene ferito a morte e Diane apprende la notizia proprio nel giorno dell’armistizio. Ma mentre lei ormai affranta si dispera per la morte del suo amore, Chico si ripresenta a lei miracolosamente vivo, si fa largo tra la folla e in un commosso abbraccio, Borzage da abile regista, li lascia lì nella folla senza dare ulteriori spiegazioni al pubblico, sapendo bene che nella narrazione ha stravolto tutto, ma lui si giustificò dicendo che un amore trascendente può sopravvivere persino alla morte!.
Così anche sul finire della sua carriera diresse “La luna sorge” (Moonrise) del 1948, un film che non ha più un tema romantico bensì un tematica da film noir. Il protagonista Danny Hawkins (Dane Clark) fin da bambino è ossessionato dal fatto che il padre un assassino fu giustiziato, ed ora il giovane crede che anche lui sia un killer. Borzage mette lo spettatore in condizioni di credere a questa ipotesi, tanto che Danny finisce per uccidere un compagno di scuola. Dopo anni incontra finalmente l’amore e inizia a costruirsi una propria vita fatta anche di soddisfazione e giunto davanti la tomba del padre, finalmente consapevole del suo passato e del suo presente Danny si costituirà. Molto simile a “Settimo cielo” Borzage chiude con una dissolvenza, facendo capire al pubblico che finalmente il protagonista ha ritrovato la serenità dopo una vita fatta di sofferenze. In “Settimo cielo” dunque Borzage mette in rilievo l’amore senza barriere materiali e sociali, mentre in “La luna sorge” egli dimostra che il personaggio principale benché privato dell’amore riesce a trovarlo, espiando il proprio peccato. Il mondo melodrammatico del regista è proprio questo: l’amore è l’unico mezzo che l’uomo possiede per potersi salvare dell’oscurità del male.
Diversi film diresse negli anni Trenta, come “Vicino alle stelle” (Man’s Castle) del 1932, “La donna che voglio” (Mannequin) del 1937, “E adesso pover’uomo” (Little Man, What Now?) del 1934, “Three Camrades” 1938, Bufera mortale (The Mortal Storm), 1940.
Nella lotta che gli uomini conducevano in quegli anni per modificare le sorti della loro vita e del mondo, essi perdevano la loro identità e divenivano dei numeri senza più un proprio io, ecco allora che Borzage, idealista convito e amante della vita, capisce che l’uomo per risollevarsi da questa triste sorte ha bisogno di una donna al suo fianco, la quale può riportarlo alla dimensione di essere umano, così come si dice all’inizio del film “E adesso pover’uomo?”: “Siamo poca cosa, ma agli occhi di una donna possiamo essere grandi”. Proprio questo film del 1934 esprime la logica di Borzage nella quale vedeva nei due protagonisti, nella Germania anni Venti, la possibilità di riscattarsi dalla situazione opprimente nella quale vivevano. Douglas Montgomery in difficoltà a mantenere l’impiego e con una moglie Margaret Sullivan in cinta, arriva a negare il suo matrimonio e il figlio che sta per nascere, pur di conservare il suo posto di lavoro, ma l’amore della sua donna e il destino li porterà a trovare una condizione di vita migliore per loro e per il nuovo arrivato.
In altri film, però, il regista crea altre situazioni come in “Deisderio” (Desire), 1936, con Gary Cooper e Marlene Dietrich, opta per una commedia sofisticata, arguta, ma altrettanto semplice benché coadiuvata dalla mano del produttore Ernst Lubitsch. Quel sentimentalismo che accompagnava i film degli Trenta scema già prima del’arrivo degli anni Quaranta come si vedrà in “Three Comrades”, 1938, “Passaggio conteso” (Disputed Passage), del 1939 tratto dal libro del pastore luterano Lloyd C.Douglas come dello stesso autore letterario anche “Il grande pescatore” (The Big Fisherman), 1959.
Borzage dopo gli anni Trenta continuò la sua carriera di regista, ma la sua reputazione calò sia per il cambio di problematiche che si stavano evolvendo in America (l’entrata in guerra e il risolleva mento economico dopo il grande crack) sia perché il mutare genere non gli rendeva il merito che gli spettava. Rivisto oggi Frank Borzage affascina ancora per i suoi film che seguivano un filo romantico in un epoca in cui la povertà, la mancanza di lavoro e l’oppressione erano i temi chiave di un’epoca che alle volte torna sempre alla ribalta.
 

Premi:

Oscar per miglior regia:
1929 Settimo cielo - Seventh Heaven (1927)
1932 Bad Girl (1931)