Se non avesse fatto l’attore sarebbe stato un grane ballerino, ma Hollywood lo scelse per quel suo viso e modo di apparire sullo schermo che divenne in breve tempo per il pubblico riconoscibilissimo e acclamato.
Nacque da una famiglia numerosa e povera e trascorse la sua gioventù nel quartiere di Hell’s Kitchen di New York. Ben presto divenne un abile ballerino, sapeva muoversi con molta abilità e scioltezza, forse queste doti guadagnate anche dal fatto che praticasse puglilato e proprio questo sport gli segnò il viso, facendolo diventare ben presto un duro.
Da giovane era spregiudicato, frequentava persone che non avevano buoni rapporti con la giustizia, ma a George non interessava più di tanto, perché le mantenne anche quando divenne famoso. Mentre si esibiva nelle sale da ballo venne notato da alcuni cercatori di talenti e venne subito lanciato sul palco di Broadway, da qui a Hollywood fu un fulmine. Nel 1929 esordì al cinema con “Queen of the Night Clubs”, uno dei primi film sonori e si capì subito che stoffa di talento avesse. Gli anni Trenta si aprirono con i polizieschi e gangster-movie e l’attore iniziò così la sua trionfale carriera, nel 1931 fu al fianco di Eddie Cantor nella commedia “Il re dei chiromanti” (), poi fu la volta nello stesso anno di “Quick Millions”, nel quale indossò i panni di un gangster della banda di Spencer Tracy, nel 1932 in “Scarface” (id.), dove interpretò Guino Rinaldo, teppista che si esibisce nel lancio della monetina, accanto a Paul Muni e Ann Dvorak.
“Scarface” gli diede fama e notorietà presso i registi e così iniziò la sua scalata, facendo un film dopo l’altro come nel 1932 “Night After Night” nei panni di un pugile che cerca di arricchirsi il più possibile, e qui Raft si ritrovò con Mae Wes, che conosceva benissimo quando faceva il ballerino di tango. Sempre in quell’anno fece “Se avessi un milione”, nel 1934 “Bolero” con Carole Lombard, nel 1935 “The Glass Key”, nel 1937 “Anime sul mare”, nel 1939 “Morire all’alba” e “I fulminati” nel 1941.
Fu considerato, per le sue interpretazioni di gangster che si redime o di investigatore che applica la legge nei mini termini, solo secondo a James Cagney, di cui i due erano anche molto amici.
Nel 1940 interpretò “Strada maestra” dove ebbe l’opportunità di lavorare, alla pari di ruoli, anche con Humphrey Bogart, ma poi decise di rifiutare due ruoli che l’avrebbero reso immortale nel cinema “Il mistero del falco” del 1941 e nel 1944 “La fiamma del peccato”. Da questi due errori pagò molto in termini di opportunità future, fece lanciare Bogart e Fred MacMurray, mentre lui si atteggiava troppo a spaccone iniziò a declinare artisticamente, tallonato anche da un altro duro di nome Alan Ladd.
Ancora qualche film di carattere riuscì a farlo come “I morti non parlano” un noir del 1949, o film in cui era un eroe in “Le spie del 1943 e “notturno di sangue” del 1946.
Se la sua carriera cinematografica poteva avere degli ulteriori successi e la sua vita familiare poteva essere un esempio, George continuò a frequentare la malavita che aveva conosciuto da giovane e questo gli costò caro in termini di valutazione professionale negli ambienti di Hollywood. Nel 1959 riuscì persino a farsi una parodia di se stesso in “A qualcuno piace caldo”. Poi fu la volta di piccoli problemi con la giustizia come nel 1966 l’arresto nel suo nightclub all’Avana ad opera del regime di Fidel Castro, che lo accusarono di avere legami con il crimine, in seguito le autorità inglesi gli impedirono di entrare nel Regno Unito. Interpretò alcuni film in cui era quasi una comparsa come nel 1967 “James Bond 007 – casinò Royale”, nel 1978 “Sextette” e il suo ultimo film “Il detective con la faccia da Bogart” del 1980. Scrisse un’autobiografia per vendere i diritti e ricavare denaro per coprire dissesti finanziari. Da quel libro ne ricavarono un film intitolato “Testa o croce” con Ray Danton nei panni di Raft.
Un giorno disse questa frase: “Una parte dei miei soldi l'ho persa al gioco, un'altra l'ho spesa con le donne e il resto, purtroppo, l'ho sprecato stupidamente” e così si può riassumere un talento che avrebbe messo in fuori gioco molti attori del tempo se avesse usato meglio le sue qualità di attore eccezionale.
G.R.
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