Sebbene sia poco considerato tra i grandi comici degli anni Venti, ogni suo film e ogni sua scena sono rimaste nella memoria delle persone, perché Harol Lloyd sapeva esattamente come far ridere la gente, ma soprattutto sapeva far immedesimare nei suoi personaggi ogni persona che lo guardava sul grande schermo.
Si chiamava Harold Clayton Lloyd ed era nato nel Nebraska nel 1893, l’infanzia fu abbastanza sconclusionata non sapeva se studiare o andare a lavoro e gran parte di questa tenera età la passò ad Omaha, dove qui attraverso un giro di amicizie conobbe il piacere del teatro. Nel 1911 si trasferì con suo padre a San Diego in California e qui iniziò a calcare dei piccoli palcoscenici che gli permisero di ottenere anche qualche momento di celebrità. Nel 1913 scarseggiò il suo guadagno sicché Harold decise di passare al cinema, partì per Los Angeles e lì visse nell’anonimato per ben tre anni. Piccole comparsate, particine senza lode, filmetti per la Universal che vennero dimenticati in breve tempo, fino a quando conobbe sul suo cammino il futuro produttore Hal Roach, che appena ebbe un po’ di denaro, lo investì in una sua casa di produzione e diede al giovane Harold Lloyd la possibilità di emergere come attore. Lloyd, in questi cortometraggi, interpretava sempre un personaggio comico di umili origini chiamato Willie Work. Dopo un po’ decise di passare sotto contratto con Mack Sennett alla Keystone, ma qui ebbe pochi risultati positivi; così nel 1915 ritornò da Roach. I due di nuovo insieme inventarono un nuovo personaggio, entrambi nel corso degli anni ne rivendicarono il soggetto, ma a ben guardare avevano copiato il personaggio del Vagabondo fatto da Charlie Chaplin, soltanto che quello interpretato da Lloyd anziché vestire con abiti lunghissimi come faceva Charlot, aveva costumi di scena corti e si chiamava “Lonesome Luke” (Luca il solitario). Il successo fu immediato piacque al pubblico, e, sebbene il personaggio fosse rozzo e le storie alle volte monotone, in due anni l’artista riuscì a fare ben cinquanta di questi cortometraggi. Creò così ‘un segno di fabbrica’ che l’avrebbe fatto riconoscere a chiunque: il personaggio con gli occhiali. Infatti questi divennero di un importanza fondamentale, lo rendevano candido nell’apparenza, di carattere intellettuale e ciò lo portò al successo commerciale; la Pathè , la casa di produzione di Roach, capì che era arrivato il suo momento e decise di farlo diventare una star, da una bobina si passò a due e poi a tre. Nel 1920 Harold possedeva il personaggio a meraviglia e in questo periodo vanno considerati tre cortometraggi: “Che bella automobile” (Get Out and Get Under), 1920, nel quale interpretò un proprietario di auto alle prese con il suo ‘rottame’, “Harold sposo” (I Do), 1921, e “Viaggio in paradiso” (Never Weaken), 1921 dove crede di essere finito in paradiso mentre è semplicemente sospeso tra le travi in costruzione di un grattacielo. Quest’ultimo soggetto piacque al pubblico poiché era già stato portato sul grande schermo in “Look Out Below” nel 1919 e nel 1920 in “High and Dizzy” due lungometraggi che Lloyd chiamava della serie ‘film del brivido’ poiché lui stesso rimaneva aggrappato sulla punta di un grattacielo o appeso ad una finestra sullo strapiombo di una strada. Di questo genere di film ve ne furono altri cinque, ma sicuramente il migliore fu “Preferisco l’ascensore” (Safety Last) del 1923, nel quale l’attore sperimenta ogni genere di pericolo del vuoto, lasciando lo spettatore senza respiro per la pericolosità delle scene.
Nei film di Lloyd per tre anni consecutivi appariva come protagonista femminile Bebe Daniels, che passò a lavorare con Cecil B.De Mille, e così Harold la sostituì con Milderd Davis, bionda, carina e anche brava nel recitare. Harold se ne innamorò la sposò e stettero insieme fin quando Milderd non morì nel 1969. Nel corso degli anni fu sostituita dalla affascinate Jobyna Ralston, che a qualità aveva da vendere molto di più di sua moglie. Nel 1919 il regista/attore stava girando un cortometraggio dal titolo “Il castello incantato” (Haunted Spooks), 1920, quando una bomba, che doveva essere finta, scoppiò improvvisamente e lo ferì quasi mortalmente, infatti stava per rimanere cieco, perse il pollice e l’indice della mano destra. Questa menomazione ancor’oggi la si può notare in certi film, poiché Harold usò da quel giorno in poi un guanto imbottito per nascondere la menomazione. Nel 1921 decise di passare al lungometraggio, ma questa scelta fu un caso, poiché i due film “Lupo di mare” (A Sailor-Made Man) e “Il talismano della nonna” (Grandma’s Boy) era nati come cortometraggi, ma il materiale girato fu così vasto che la lunghezza ne aumentò la durata. Certamente non tutte le opere di Lloyd erano dei capolavori, molti furono degli insuccessi come “Il Dottor Jack” (Doctor Jack), 1922, fiacca commedia, senza gusto e di poco spirito; “Accidenti…..che tranquillità/La scuola dei milionari” (Why Worry?) ultima produzione di Hal Roach che non produsse molti consensi positivi. “La suocera domata/Il re degli scapoli” (Hot Water), 1924, fu un altro fiasco, che non gli permise di dimostrare tutte le sue qualità comiche.
Ancor oggi è difficile dire se Harold Lloyd oltre ad essere attore sia stato anche regista dei suoi film, egli ha sempre sostenuto di aver avuto la piena responsabilità nelle decisioni che contano, ma è anche vero che alcuni nomi come Fred Newmeyer, Sam Taylor e Ted Wilde lo accompagnarono nella realizzazione dei suoi corti e lungometraggi. Per Lloyd il regista era solo colui che aveva il compito di mandare tutto liscio mentre lui recitava, e dunque il ruolo di regista appariva quasi come quello di un consulente che contava, ma solo se interpellato.
I migliori film di Lloyd soffrono un po’ nella costruzione delle storie, infatti l’attore era un maniaco delle gag, le studia insieme a una sua equipe, le provava e riprovava, le perfezionava e le rifiniva in maniera maniacale, queste gag venivano definite da Harold ‘le isole’ e intorno a queste si doveva sviluppare tutta la storia. Quindi nelle narrazione alle volte si trovano delle difficoltà di sviluppo, perché le isole andavano collegate alla vicenda nella quale i personaggi dovevano recitare.
Quando invece le storie erano ben consolidate con ‘le isole’ ecco che nascevano dei capolavori come “Viva lo sport/Lui e la palla” (The Freshman), 1925, dove interpreta un giovane sciocco che in maniera sbagliata si guadagna le simpatie dei compagni di college. Ne “Il fratellino” (The Kid Brother), 1927, Harold è alle prese con un padre e dei fratelli che non vogliono rispettarlo. “A rotta di collo” (Speedy), 1928, interpreta un appassionato di baseball alle prese con dei disonesti trasportatori, che vogliono eliminare l’ultimo tram a cavalli di New York. In questi film l’agilità e l’ingenuità miste alla bravura dell’attore gli hanno permesso di poter competere con i maestri della risata come Charlie Chaplin e Buster Keaton, ma il sonoro ormai alle porte degli anni Trenta, gli mise i bastoni tra le ruote e lo rese impotente di fronte alla macchina da presa. Tentò nel 1946 di portare sullo schermo il suo personaggio in chiave ‘parlante’ in “Meglio un mercoledì da leoni” (Mad Wednesday), ma ormai non poteva più competere con questo tipo di cinema, proprio lui che ne era divenuto un protagonista quando il cinema era appena nato e gli aveva dimostrato che, per poterlo fare, bastava essere ‘un individuo normale’ alle prese con le novità del ventesimo secolo.

Premi:

1953 Oscar alla carriera
Master comedian and good citizen.


Golden Globes, USA
Nomination per miglior film
1951
Meglio un mercoledì da leoni - The Sin of Harold Diddlebock (1947)