Uomo di mestiere, capace di dirigere film di genere come il western e modificarne i contenuti, mettendo lo spettatore di fronte a nuovi scenari e nuovi
orizzonti.
Il suo nome completo era John Eliot Sturges, dall’Illinois ben presto, nel 1932, si trasferì a Hollywood in qualità di redattore, studiò al Marin Junior College in California e iniziò a lavorare alla RKO come montatore fino al 1941. Intanto iniziò a capire come funzionava lo star system hollywoodiano e, scoppiata la seconda guerra mondiale, diresse alcuni documentari e film di educazione e formazione per la United States Army Air Corps. Sturges in quel momento capì che la sua carriera era quella di regista e, appena finita la guerra, diresse il suo primo film a basso budget intitolato “The Man Who Dared”, riscuotendo alcune attenzioni soprattutto da parte dei produttori che ne intuirono subito le qualità. Nel 1948 diresse “Il segno del capricorno” “The Sign of the Ram” ed ottenne un buon successo di critica e pubblico. La prima metà degli anni Cinquanta lo videro alle prese con film polizieschi e noir come “La strada del mistero” (Mystery Street) del 1950, l’interessante dramma giudiziario con Spencer Tracy “Omertà” (The People Against O'Hara) del 1951, nel 1953 “La marea della morte” (Jeopardy) e il bellissimo film sul tema razziale “Giorno maledetto” (Bad Day at Black Rock) del 1955. Ma la sua specialità la scopre dirigendo il primo western della carriera nel 1953 “L'assedio delle sette frecce” (Escape from Fort Bravo), genere che vuole rivoluzionare inserendo meno indiani possibili e giocando tutto sulla psicologia dei protagonisti, uomini bianchi alla ricerca di giustizia in un West senza legge e privo di qualsiasi logica morale. Dirigerà Richard Widmark nel 1956 in “La frustata” (Backlash), l’anno dopo farà “Sfida all'O.K. Corral” (Gunfight at the O.K. Corral) con Kirk Douglas e Burt Lancaster, nel 1958 “Sfida nella città morta” (The Law and Jake Wade) e “Lo sperone insanguinato”
(Saddle the Wind), western che ebbero tantissimo successo ai botteghini e permisero a John Sturges di inserirsi tra i grandi maestri del cinema americano del tempo.
Il regista si prese una pausa su questo genere e diresse “Il vecchio e il mare” (The Old Man and the Sea) dal romanzo di Ernest Hemingway ne trasse un malinconico e commovente ritratto della vecchiaia splendidamente interpretato da Spencer Tracy. Nel 1960 conobbe Akira Korosawa, che aveva diretto “I sette samurai” e Stuges in quello stesso anno ne aveva fatto il remake “I magnifici sette” (The Magnificent Seven) i due ebbero grande ammirazione l’uno dell’altro e il film di Sturges emozionò il pubblico e colpì la critica per come venne condotto. Altri grandi esperimenti furono fatti dal regista come il genere di guerra e avventura “La grande fuga” 8The Great Escape) del 1963, “La carovana dell'Alleluia” (The Hallelujah Trail) del 1965 a metà tra western e musical, due film fantascientifici nel 1968 “Base artica Zebra” (Ice Station Zebra) e nel 1969 “Abbandonati nello spazio” (Marooned) (1969). Concludendo le sue direzioni con un ritorno al western con Clint Eastwood Joe Kidd (id.) del 1973 e il poliziesco con John Wayne “É una sporca faccenda, tenente Parker!” (McQ) del 1974. Una carriera ricca di successi commerciali, di critica e numerosi apprezzamenti ne fecero di John Sturges un regista carismatico, che aveva un grande pregio: saper modificare e vedere con un’ottica differente i generi che il cinema realizzava sempre alla stessa maniera.
G.R.
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