Uno dei migliori e più brillanti sceneggiatori di Hollywood, uno dei pochi, che
riuscì a passare dalla stesura delle sceneggiature alla regia, ottenendo un
successo così eclatante da rimanere nella storia del cinema mondiale.
Preston, nacque nel 1898, crebbe in un ambiente molto particolare; i genitori
vivevano separati e lui si trovò a stare un po’ con l’uno e con po’ con l’altro.
La madre, amica intima della famosa ballerina Isadora Duncan, se lo portò con sé
a Parigi per sei mesi, gli fece apprendere un quantitativo di musica e arte
impressionante. Il padre adottivo fece altrettanto, lo portò con sé a Chicago e
lo introdusse nel mondo degli affari. Sempre in età giovanissima, Sturges si
ritrovò a dirigere un grosso istituto di bellezza, di cui la madre ne possedeva
alcuni, e, mentre era impegnato in questo lavoro, il giovane inventò un
rossetto, il primo nella storia della cosmesi, cosiddetto a prova di baci,
poiché non lasciava il segno!
Questa vita non gli piaceva, voleva fare l’inventore, perciò lasciò tutto e se
andò in giro per il mondo. Nel 1927 fu ricoverato in un ospedale per problemi di
salute e qui cominciò a scrivere dei testi teatrali e nel 1927 con “Strictly
Dishonorable” ebbe grande successo a Broadway, la strada verso la mecca del
cinema divenne così a portata di mano.
Da questo successo teatrale Hollywood nel trasse un film, che ebbe altrettanto
successo e questo gli permise di rimanere all’interno del cinema, infatti fu
scritturato per scrivere i dialoghi dei primi film sonori girati a New York.
Nel frattempo Sturges continuava a comporre testi originali, che all’epoca erano
ricercatissimi, e proprio uno di questi testi finì nelle mani del potente
produttore Jasse Lasky, il quale ne fu colpito per lo stile della sua scrittura.
La Fox ne girò una pellicola con il titolo “Potenza e gloria” (The Power and
Glory) nel 1933. In quest’opera Sturges focalizzava la sua attenzione sul tema
del successo e ne descriveva le sue evoluzioni narrando la storia di un magnate
delle ferrovie della sua parabola dalle origini molto umili fino al suicidio
finale, il tutto raccontato con dei flashback senza ordine cronologico.
Nel 1937 scrisse “Un colpo di fortuna” (Easing Living), diretto da Mitchell
Leisen, il cui soggetto è una stola di visone, che ritrovata farà nascere una
serie di equivoci al limite dell’assurdo come la caduta di Wall Street fino ad
un lieto finale a sorpresa. Un’altra commedia, ma meno divertente, fu “Ricorda
quella notte” (Remember the Night), 1940, sempre la regia di Leisen.
Ma Preston Sturges si accorse col passare del tempo che grande parte di quello
che scriveva o non veniva messo in celluloide o prendeva forma a seconda del
volere del regista. Così iniziò a maturare la scelta di scrivere sceneggiature e
di dirigerle lui stesso.
Convinse così la Paramount a fargli dirigere un suo soggetto, che vendette per
soli 10 dollari, e con un modesto budget riuscì a portare sullo schermo “Il
grande McGinty” (The Great MCGinty). Il successo arrivò immediato, il pubblico
ne apprezzò subito lo stile e soprattutto la storia che parlava della corruzione
politica americana e di un giovane Brian Donlevy, governatore corrotto che
cercava di riscattarsi attraverso la moglie di sani principi. Il successo fu
tanto che ottenne nel 1941 anche un Oscar.
Altro successo l’ottenne nel 1941 con “Lady Eva” (Lady Eve), un Henry Fonda e
una Stanwyck divertentissimi, nei panni l’uno di un ricco uomo dal fare un po’
imbranato e lei in quelli di una avventuriera fin troppo disinvolta.
Sempre in questo stesso anno il giovane regista e sceneggiatore realizzò uno
delle commedie più belle della storia del cinema “I dimenticati” (Sullivan’s
Travel’s). Qui Sturges detta le regole su come realizzare una commedia a
Hollywood, narrando le vicende di un giovane regista (forse lo stesso Sturges)
che si finge vagabondo per realizzare meglio un film drammatico, dopo mille guai
scoprirà che la gente ha bisogno di ridere e che i film drammatici non si
possono fare. Lo stesso regista asseriva: “La risata è per alcuni l’unica
ricchezza. Non avanzo delle pretese artistiche. Sono soltanto un narratore…e il
successo mi arride se sono molte le persone che vanno a vedere i film”.
Due nomination per miglior sceneggiatura le conquistò con “Il miracolo del
villaggio” (The Miracle of Morgan’s Creek) nel 1943, film che ebbe noie con la
censura perché parlava di un giovane (interpretato da Eddie Bracken) si ritrova
padre di cinque gemelli, non sposato e unito non regolarmente con una donna che
aveva conosciuto in una serata di ballo.
L’altra nomination fu per “Hail the Conquering Hero” sempre con Bracken nei
panni questa volta di un eroe mancato, il quale per colpa di una febbre da fieno
viene riformato, ma essendo stato il padre un eroe di guerra, per non deludere
la madre si finge anche lui un eroe della marina.
Tra il 1940 e il 1944 Sturges ebbe dei grandi successi, ma nel 1944 ebbe l’unico
incidente di carriera di quel periodo con “The Great Moment”, biografia della
vita del dottor W.T.G.Morton, dentista la cui storia della medicina gli
attribuisce l’invenzione dell’anestesia. Sturges ne attenuò gli elementi
drammatici inserendo come sempre delle scene leggere stile slapstick e inserendo
alla fine un finale lieto. Fu un fiasco, tanto che lo girò nel 1943, ma lo tenne
nel cassetto per un anno prima di mandarlo nelle sale.
Sturges, maestro dunque della commedia sofisticata e nello stile comico di certe
scene che solo lui seppe creare, nel corso della sua carriera aveva creato un
gruppo di attori scelti appositamente per i ruoli dei suoi soggetti, come ad
esempio William Demarest, fu quello che prese i ruoli maggiori, Robert Greig,
Jimmy Conlin, Dewey Robinson, Franklin Pagborn e tanti altri.
Diversi di questi attori li raccolse per inserirli nella sua commedia
“Ritrovarsi” nei panni di milionari che prendevano come mascotte l’eroina del
film.
Sturges aveva capito intelligentemente che la filosofia americana si basava
sull’avere successo e lui ne prendeva spunto per mostrarla sempre in situazioni
opposte come il non dare il giusto premio a chi lavora con parsimonia, quindi i
suoi personaggi erano per lo più ingenui, alle volte sciocchi, alle prese sempre
con situazioni assurde, ma che alla fine diventano in qualche modo eroi capaci
di arrivare finalmente a quel successo di cui l’America vive quotidianamente.
Similmente ai suoi eroi Sturges nel 1944 cadde in disgrazia, quando per una pure
illusione forse redditizia, forse di ricerca maggiore di libertà creativa,
lasciò la famosa Paramount, che gli aveva fornito i maggiori successi, per
accordarsi con il folle magnate Howard Hughes, il quale gli promise la divisione
dei profitti degli incassi dei film.
Il film che fecero insieme nel 1946 fu “Meglio un mercoledì da leone…” (The Sign
of Harold Diddlebock), l’opera segnava il ritorno sugli schermi del famoso
attore del cinema muto Harold Lloyd. Doveva essere un successo commerciale,
l’attore impersonava un impiegato che dopo 20 anni di attività, perse il lavoro
e si diede alle spese folli, invece l’uscita fu ritardata perché all’uscita
dalla seconda guerra mondiale mancavano le pellicole per la distribuzione, lo
stesso produttore Hughes decise di rimontarlo a suo piacere e ne modificò
persino il titolo in “Mad Wednesday”. Finalmente uscì nelle sale nel 1950, ma
ormai aveva perso tutto il lato creativo del regista e il film non valeva più
ciò per cui era nato.
Appena poté Sturges approfittò di un nuovo contratto molto vantaggioso sotto il
profilo economico, questa volta per la 20th Century Fox. Così fece nel 1948, un
nuovo film “Infedelmente tua” (Unfaithfully Yours), commedia brillante su un
direttore d’orchestra (Rex Harrison), il quale, mentre dirige la sua orchestra,
pensa la modo di metter fine all’infedeltà di sua moglie. Il successo non arrivò
neppure per quest’opera, ormai la carriera si era compromessa e l’ultima carta a
Hollywod la giocò realizzando nel 1955 “L’indiavolata pistolera” (The Beautiful
Blonde From Bashful Bend) con una star della Fox come Betty Gable, il regista
credette di poter tornare al successo e invece fu un altro grande tonfo, una
farsa western senza mordente e senza stile, piuttosto rozza nella trama e nel
suo sviluppo priva di battute e scene divertenti.
Chiusa la carriera nella mecca del cinema, Sturges andò a vivere in Francia e lì
diresse, sempre nel 1955, la sua ultima opera “Il carnet del maggiore Thompson”
(Les carnets du major Thompson).
Tornato a New York decise di scrivere molto in anticipo le sue memorie dal
titolo “Gli eventi che hanno condotto alla mia morte”, di lì a poco morì
giovanissimo a soli 60 anni quando era arrivato a metà del suo scritto. Preston
Sturges, che aveva cominciato come scrittore di storie, comprese meglio di ogni
altro come il cinema doveva muoversi e che cosa voleva realmente il pubblico.
Grazie alle sue regie impeccabili, fatte di scene uniche, complesse e
divertenti, oggi possiamo ancora ridere e apprezzare quest’arte che ormai ci ha
lasciato da tempo immemorabile. Nel 1975 il regista e collega William Wyler
scrisse una verità che meglio fa comprendere il valore di Sturges: “Io non
potrei mai fare un buon film senza avere a disposizione uno sceneggiatore in
gamba, ma Preston Sturges non ne aveva di questi problemi perché ne aveva sempre
uno a disposizione: se stesso. Era veramente un autore, un creatore completo dei
suoi film”.
G.R.
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