Negli anni Venti a Hollywood lo conoscevano tutti, Ingram in quel decennio
divenne un regista di grandi classici grazie alla sua fantasia senza confini e
il produttore Dore Schary, che compilò una lista delle personalità più creative,
lo pose al secondo posto dopo David W.Griffith e prima di Cecil B.De Mille.
Nato a Dublino nel 1893, il suo vero nome era Reginald Ingram Montgomery
Hitchkock, visse e trascorse la sua infanzia presso il rettorato del padre, un
patsore, nella
cittadina di Kinnitty e completò gli studi di legge al St.Columba’s Collage di Dublino.
Nel 1911, dopo la morte della madre, decise di emigrare negli Stati Uniti dove
trovò impiego presso i depositi ferroviari di New Haven, poco dopo si iscrisse
ai corsi di scultura di Lee lawrie presso la Yale School of Fine Arts. Nel 1913
andò al cinema a vedere “A Tale of Two Cities” del 1911, film realizzato dalla
Vitagraph, e ne fu talmente colpito che decise di andare a lavorare per la
Edison Company come attore, scenografo, e qualsiasi altra mansione pur di
lavorare nel cinema. Alla Vitagraph fu preso in qualità di attore protagonista e
soggettista, ma nel 1915 la Fox lo impiegò come scrittore di soggetti per i film
interpretati da grandi attori dell’epoca come Betty Nansen, Robert Mantell,
Theda Bara. Alla fine di questa esperienza fu preso dalla Universal come regista
e il suo primo film fu “The Great Problem” nel 1916 ad appena 23 anni. Piacque e
così ne fece altri dieci, girati in studio, con le ambientazioni più impensabili
come località esotiche o pittoresche, completamente ricostruite nei teatri:
Italia, Hong Kong, Messico, Russia, Cina. Con stile pittorico ambientava le
scene con determinati paesaggi, ricreati precisamente e utilizzando poi attori
deformi come nani e gobbi. Nel 1916 “Black Orchids” e “The Reward of the
Faithless” del 1917 sono tra i più importanti del periodo con storie
goticheggianti e ambientate in bassifondi torbidi e malavitosi.
In quello stesso anno a causa di alcuni dissapori con la Universal fu
allontanato, così nel 1918 girò un paio di film per la Paralta W.W.Hodkinson
Corporation: “His Robe of Honour” e “Humdrum Brown”, che non ebbero molto
successo. Questo lo portò a un momento d’infelicità artistica alla quale si deve
anche un’altra delusione: il matrimonio di breve durata sfociò in divorzio
dall’attrice Doris Pawn, famosa alla Universal per dei serial di successo.
Rex Ingram decise allora di arruolarsi nella Royal Canadian Flying Corps (Forze
aeree canadesi), sperando di poter partire per la prima guerra mondiale, ma non
ce la fece in tempo e dovette rimanere in America. Così nel 1920 ritornò alla
Universal con “Under Crimson”, ottenne un grande successo grazie anche all’interpetazione
di Elmo Lincoln nella parte del comandante di una nave alle prese con una
rivoluzione. Questo film segnò una svolta nella carriera del regista che fu
finalmente innalzato agli allori e criticato positivamente. Passato alla
Metro-Goldwyn-Mayer nel 1920 realizzò due film di successo “Shore Acres” e “Hears
Are Trumps” con protagonista Alice Terry, che all’epoca ventenne divenne la sua
seconda moglie. Nel 1921 iniziò una vera e propria scia di successi con “I
quattro cavalieri dell’Apocalisse” (The Four Horcemen of the Apocalypse)
adattamento del grande romanzo di Vincente Blasco-Ibáñez, con protagonista
Rodolfo Valentino, che fino a quel momento era un perfetto sconosciuto a
Hollywood, e proprio con questo film divenne una celebrità. Ingram aveva capito
sin da subito che lavorare alla Mgm si aveva un altro modo di valutare
artisticamente le persone e così anche lui sebbene regista aveva capito che sia
Valentino che sua moglie Alice potevano sfondare in quel sistema di produzioni.
“I quattro cavalieri dell’apocalisse” mostrò al mondo come il regista sapeva
ricreare interi spazi urbani di qualsiasi città del mondo e grazie al sapiente
uso della fotografia di John Seitz, che divenne suo operatore di fiducia,
poterono ricreare atmosfere sempre nuove e diverse e persino realizzarle con
grande facilità.
Altra opera di successo fu “La commedia umana” (The Conquering Power), del 1922
tratto dal romanzo di Honorè de Balzac, la quale fu realizzata da Ingram,
riprendendo gli stessi attori e la troupe del precedente film. Qui fece fortuna
sua moglie, AliceTerry, che riuscì a dare prova di recitazione come non mai
aveva fatto in precedenza. Nel 1922 il regista realizzò “Il prigioniero di Zenda”
(The Prisoner of Zenda), grande successo, con sua moglie come protagonista e
Lewis Stone, ma una nuova scoperta veniva alla luce: il protagonista Ramon
Novarro, che dimostrò di avere doti fine di recitazione.
Con questi successi eclatanti Rex Ingram divenne un mito alla Mgm, la quale per
poche occasioni concedeva ‘carta bianca’ e così il regista potè dar mano alla
sua grande creatività. Nel 1923 realizzò “Trifling Women”, “Terra vergine” (Where
The Pavement Ends) sempre con Novarro e la Terry e il colosso “Scaramouche” (Scaramouche)
un grandissimo film per costumi, sfarzo scenografico e recitazione di Novarro,
Terry e Lewis Stone. A metà degli anni Venti Ingram era al massimo della sua
carriera, guadagnava sempre più stima da parte di tutti e grande amicizia dai
colleghi tra i quali va ricordato Erich von Stroheim, il quale gli affidò il suo
capolavoro “Rapacità” (Greed) quando la Mgm decise di tagliarlo perché troppo
lungo.
Ingram vedeva soffocate le idee a Hollywood e così decise che i suoi film di
qualsiasi ambientazione si dovevano girare nei posti originali. Quando fu nel
1924 la volta di realizzare “Arabo” (The Arab) partì per il Nord Africa. Il film
aveva come protagonisti sempre la coppia ormai consolidata di Novarro-Terry, e
anche quest’opera piacque molto al pubblico e alla critica. Nel 1926 Ingram
partì per Nizza per restaurare i vecchi studi Victorine e proprio lì iniziò le
riprese di “Mare Nostrum” (id.). Un’altra opera girata con grande larghezza di
mezzi, costi elevatissimi, ispirato ad un altro romanzo di Blasco-Ibáñez con
protagonisti sua moglie Terry e Antonio Moreno. Opera che ebbe grande favore di
pubblico sia in America che in Francia, ma a breve fu messo al bando poiché
trattava di argomento antitedesco, fu tagliato dalla Mgm, ma certe sequenze non
piacquero alla censura del tempo. Nel frattempo il regista diventò proprietario
degli studi di Nizza, mentre la Mgm non accettò per il momento di comprarli e
così Ingram li affittò ad altre società cinematografiche americane. Fece altri
due film sempre a Nizza per la Mgm, ma li definì film Metro-Goldwyn poiché ormai
aveva in fortissima antipatia il patron Louis B.Mayer. Girò “Il mago” (The
Magician) del 1926 con la Terry e Paul Wegener, storia forte e macabra e “Il
giardino di Allah” (The Garden of Allah) del 1927 sempre con la Terry e Ivan
Petrovich in un ambientazione mistica ed esotica del Nord Africa. Quest’ultimo
film segnò la fine del rapporto con il collaboratore John Seitz e e l’inizio di
una nuova esperienza con il nuovo direttore della fotografia Lee Garmes.
Terminato il contratto con la Metro, Ingram decise di non tornare in America per
rinnovarlo, rimase a Nizza e girò altri due film per delle società francesi. “Le
tre passioni” (The Three Passions) del 1929, opera di carattere religioso e
romantico allo stesso modo. Nel 1932 portò a termine l’ultimo suo film “Baroud”
(id.), opera di amore e di guerra, che lo vide per la prima volta a contatto con
il sonoro e a dover utilizzare un cast internazionale con dialoghi improbabili.
Orami l’esperienza del muto era finita, col tempo perse la proprietà sugli studi
per complicazioni legali, non ne volle sapere più del cinema, ma soprattutto del
sonoro, intanto si era appassionato della vita e della civiltà africane e
qualcuno sostiene che si sia fatto anche maomettano, ma poi ritornò a Los
Angeles.
Se l’epoca del muto era terminata, con essa anche l’opera di un grande maestro
del cinema americano si era conclusa e se a Nizza tra gli amici più illustri
degli anni Venti lo si considerava al pari di un re, ad Hollywood non fu mai
dimenticato per ciò che fece, per come portò in alto la Metro-Goldwyn-Mayer e
per il suo genio che ancor oggi stupisce in ogni scena dei suoi meravigliosi
film.
G.R.
|