Era richiestissimo sul set durante l'era del muto, lo si riconosceva subito poiché aveva un fisico atletico tale da essere usato con estrema eleganza in romantiche storie d'amore e in film epici d'azione.
Si chiamava Ramon Samaniegos ed era nato in Messico nel 1899, non in America come molti credevano, il padre, un dentista fuggito dalla rivoluzione messicana, si era stabilito a Los Angeles nel 1914. Ramon sin dalla sua adolescenza cantava e ballava, fece il ballerino, poi il cameriere ed infine qualche piccola parte nei vaudeville. Nel 1917 fa la comparsa in uno studio cinematografico, come ad esempio ballare nel 1921 con Mack Sennett in "L'idolo del villaggio" (A Small Town Idol), poi sempre nello stesso anno il regista Rex Ingram lo chiama come protagonista in "I quattro cavalieri dell'apocalisse" (The Four Housemen of the Apocalypse) con accanto l'idolo Rodolfo Valentino. Proprio quest'ultimo dopo il film decise di lasciare la Metro e passare alla Famous Player Lasky/Paramount. Ingram allora doveva cercare un nuovo attore per sostituirlo e si ricordò di Novarro e fu così chiamato ancora come protagonista in "Il prigioniero di Zenda" (The Prisoner of Zenda) nel 1922. Il regista ne fu entusiasta e dal film successivo: "Vox Feminae" (Trifling Women) gli cambiò nome da Samaniegos in Ramon Novarro.
Iniziò una vera e propria carriera fulminante a Hollywood, interpretò "Scaramouche" (id), film perfetto, con una recitazione superba e soprattutto metteva in mostra l'atletismo che lo contraddistingueva con gli atri attori del tempo.
Ad un certo punto la fama di Novarro si affiancava a quella di Valentino, il film "Sangue e arena" (Blood and Sand) del 1922 aveva mostrato un magnetismo e una presenza fuori dal comune, nel 1924 si dimostrò un elegante decadente in "Monsieur Beaucaire" (id.), furbo e intelligente in "L'Aquila nera" (The Eagle) del 1925 diretto da un giovane Clarence Brown. Duro e fragile erano i due aspetti che si mostravano sul personaggio di Novarro, poteva recitare meglio e più parti di Rodolfo Valentino e forse per certi aspetti recitativi al tempo del muto superava l'attore rivale.
Fu isolano dei mari del Sud in "Terra vergine" (Where the Pavement Ends) del 1923 e nel 1929 cantava in uno dei primi film sonori "L'isola del sole" (The Pagan), era un ladro in "Sulla via dell'abisso" (The Red Lily) 1924, un semplice ragazzo americano in "Guardiamarina" (The Midshipman) nel 1925 e nel 1929 "Flotta del cielo" (The Flying Fleet), un milord inglese in "L'elegante scapestrato" (A Certain Young Man) nel 1928. Il grande capolavoro di Novarro fu "Ben-Hur" (id.) un film spettacolare, un kolossal costossissimo, nel quale riuscì a concentrare tutta l'attenzione su di lui, che diede una delle migliori prove della sua carriera. Bravissimo nella scena delle bighe e poi tenero e affabile con la madre e con i lebbrosi, Navarro sapeva mescolare la recitazione in più momenti e diversi stili. Un'altra prova degna di nota fu quando il regista Ernst Lubitsch lo volle ne "Il principe studente" (The Student Price) del 1927 in cui Novarro cambiò direzione recitativa. Aveva un copione difficile, doveva mettere in scena un personaggio la cui storia era un'elegia della gioventù perduta. Con uno stile asciutto e moderno, l'attore riportò un successo inaspettato, Lubitsch non lo volle nella scelta come protagonista, ma la Mgm ebbe un occhio lungo e vinse la scommessa. L'avvento del sonoro, come per molti attori e attrici del muto, fu un’epoca nuova nella quale Novarro ebbe fortuna di poter continuare grazie alla sua voce che appariva melodiosa e al suo canto quanto mai melodico, ma la carriera segnava un declino che ormai non poteva più arrestarsi.
Apparve in "Piccola amica" (Daybreak) del 1931 di Jacques Feyder, in "Mata-Hari" (id.) del 1932, nel 1935 abbandonò la Mgm per dirigere un suo film "Contra la corriente" del 1936, ma ebbe poco successo. Nel 1938 emigrò in Francia per interpretare "Ecco la felicità" (La Comédie du bonheur) del 1940 senza troppa fortuna. Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale tornò in Messico e poi visse da solo a Hollywood coltivando i suoi interessi quali la pittura e le vendite immobiliari. Nel 1960 George Cukor lo volle in "Il diavolo in calzoncini rosa" (Heller in Pink Tights), che fu l'ultima sua apparizione sul grande schermo. La sua morte fu immeritata: due rapinatori entrarono nella sua casa e lo uccisero brutalmente. Il regista Jacques Feyder lo commemorò con queste poche parole, che ne esprimono il valore cinematografico di un mito di un’epoca ancor più mitica: "Allegro, affascinante, spensierato, sempre ottimista, cortese, desideroso di piacere. Portato all'ilarità, passava continuamente da un'idea all'altra; per i registi era difficile da dirigere".
Stando sui set Ramon Navarro era amato dalle troupe dei film, i registi non riuscivano a concentrarsi o a farlo concentrare poiché con la chitarra soleva intrattenere i suoi unici amici dello spettacolo, ammaliandoli con giochi di prestigio e raccontando un infinità di storie e aneddoti che oggi purtroppo sono stati tutti dimenticati.
G.R.
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