Un tempo i films iniziavano dopo i titoli di testa, ma Saul Bass capì che un film doveva iniziare dai titoli. Così i suoi titoli di testa sono ormai leggendari, egli ha saputo con la sua creatività dare vita alla grafica cinematografica più geniale e inventiva di sempre, modificando la cultura che per decenni avevano visto sempre la stessa impaginazione visiva e la stessa fissa monotonia nelle sequenze introduttive dei film.
Nacque a New York City, da padre pellicciaio ebreo emigrato dall'Europa dell'Est, e sin da bambino, Saul si era appassionato alla cultura dell'arte come la pittura e il disegno, tanto da diventare una vera e propria passione. Così a 15 anni si iscrisse alla scuola di pittura Art Student's League di Manhattan. Nel 1938, divenne assistente al dipartimento artistico della sede della Warner Bros di New York. Nel 1944, oltre a prestare servizio all'agenzia pubblicitaria Blaine Thompson, si immatricolò al Brooklyn College e ebbe la fortuna di conoscere Gyorgy Kepes, pittore e disegnatore ungherese oltre che allievo di Laszlo Moholy-Nagy. Kepes inizierà Bass al Costruttivismo e alle opere del Bauhaus, introducendolo nel mondo dell'arte influenzando così tanto il suo mondo visivo da imporgli poi uno stile che utilizzerà, poi, per tutta la sua carriera. Laureatosi, Saul Bass iniziò la sua attività presso un corposo numero di agenzie di pubblicità newyorchesi, tra le quali alcuni studi di design di Manhattan, per poi diventare nel 1946 l'art director dell'agenzia pubblicitaria californiana Buchanan & Co.. Si trasferì e andò a vivere a Los Angeles, per poi aprire nel 1952 il suo studio di design, la Saul Bass & Associates.
La sua vera carriera che lo portò alla fama fu nel 1954 quando il regista Otto Preminger si rivolse allo studio in cui Bass lavorava perché aveva deciso di affidargli la realizzazione del poster del suo ultimo film "Carmen Jones". Appena conclusa l'opera Preminger ne rimase molto affascinato e chiese a Saul Bass se poteva metter mano anche ai titoli di testa. La faccenda si concluse che tutti, quando videro i titoli di testa disegnati da questo disegnatore fino ad allora sconosciuto, ne rimasero affascinati e sconvolti. Saul Bass aveva completamente cambiato un modo di titolare i film e ne aveva inventato un altro: animare e far diventare film i titoli di testa.
Questa novità fece accrescere le richieste di lavoro, ma Bass si concedeva solo a pochi e solo ai migliori. Dopo "Carmen Jones", fu chiamato nel 1955 da Billy Wilder per "Quando la moglie è in vacanza" (The Seven Year Itch) e da Robert Aldrich per "Il grande coltello" (The Big Knife), poi nuovamente da Preminger per realizzare "L'uomo dal braccio d'oro" (The Man with the Golden Arm) sempre nel 1955 e qui divenne conosciuto in tutto il mondo.
Nel 1956 entrò a far parte del suo studio personale Elaine Makatura, che più tardi diventerà sua moglie.
Sempre nel 1956 disegna i titoli per "Il giro del mondo in ottanta giorni" (Around the World in Eighty Days) ottenendo grande successo per l'inventiva e l'originalità, nel 1958 è la volta di "Buongiorno tristezza" (Bonjour tristesse), "I Cowboy" (Cowboy) e "Il grande paese" (The Big Country).
Pochi minuti servivano a Bass per scrivere sullo schermo i nomi e cognomi del cast e delle maestranze che avevano partecipato al film, ma l'originalità era quella di dare movimento alle scene e anticipare con i disegni quale sarebbe stato l'argomento del film. Nel 1959 il regista Preminger, a cui Saul era molto affezionato, chiama nuovamente il grafico per affidargli i titoli di testa del suo nuovo film "Anatomia di un omicidio" (Anatomy of a Murder), film all'epoca scabroso per scene e contenuti. Bass decise di raffigurare la sagoma di un cadavere divisa in più parti, che rimaneva intera solo per un attimo, poiché i vari pezzi che la componevano iniziavano a "scivolare" separatamente dentro e fuori dallo schermo, seguendo il ritmo della colonna sonora jazz scritta apposta da Duke Ellington per questa sequenza animata.
Anche qui altro grande successo, il grafico oltre i titoli si occupava anche dei poster, molto belli e suggestivi, cambiando così anche quello stile troppo asciutto che per decenni aveva imposto sempre manifesti con le foto dei protagonisti o delle scene del film. Alfred Hitchcock si innamorò immediatamente di questo stile e lo chiamò prima nel 1958 per "La donna che visse due volte" (Vertigo), poi per "Intrigo internazionale" (North by Northwest) e per "Psyco" (Psycho) nel 1960 e altrettanto fece Stanley Kubrick nello stesso anno per "Spartacus".
Nel 1961 è la volta del famoso musical "West Side Story" di Robert Wise, poi nel 1963 Stanley Kramer lo chiama per “Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo" (It's a Mad Mad Mad Mad World) e ancora Preminger nello stesso anno lo vuole per "il cardinale" (The Cardinal).
Arrivati agli anni Settanta, Saul Bass decise di fare un passò in avanti e mettersi dietro la macchina da presa diventando regista per la prima volta di un film di fantascienza "Fase IV: distruzione Terra" (Phase IV) del 1974, nel quale film realizza anche i titoli di testa, ma l'opera non piace e riscuote poco successo. Deluso dell'insuccesso, ritorna alla grafica non più cinematografica, ma commerciale realizzando, alcuni loghi ancor'oggi famosi come At&T, Minolta, United Airlines e Bell.
Negli anni Ottanta torna al cinema con film come "Dentro la notizia" (Broadcast News) del 1987 e nel 1988 con "Big", mentre negli anni Novanta sarà Martin Scorsese a volerlo nel 1990 per "Quei bravi ragazzi" (Goodfellas), nel 1991 "Cape Fear - Il promontorio della paura" (Cape Fear), "L'età dell'innocenza" (The Age of Innocence) nel 1993 e “Casinò” nel 1995.
Va ricordato anche che Bass dal 1991 al 1996, anno in cui morirà, realizzò tutti poster per le cerimonie degli Oscar e che nel 1993 collaborò anche Steven Spielberg per il poster di "Schindler's List".
Così ancor'oggi quasi tutti i film si ispirano al suo stile, fatto di grande immaginazione e talento, difficilmente qualcuno riuscirà a superarlo, molti sono i suoi imitatori, ma Saul Bass ha saputo come nessuno mai, dare a ciascun titolo di testa un movimento e una struttura logica, facendo divenire le scritte sullo schermo parte integrante del film.
G.R.
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