Simpatica e professionale, artista capace di interpretare qualsiasi personaggio dolce e crudele, appassionante e delicato sempre in stile e accattivandosi le stime del pubblico.
Il suo vero nome era Edythe Marrenner, proveniva da una famiglia di origine svedese, il padre da imbonitore di Coney Island era passato a lavorare come sorvegliante della metropolitana, ma la sua famiglia era umilissima e povera. Questa caratteristica diede a Susan la voglia di riscattarsi ed evadere da quel triste contesto e tentare una carriera più che dignitosa. Divenne un’importante modella a New York, passò per il teatro di Broadway interpretando piccole parti, ma così ben riuscite che non passò inosservata agli addetti ai lavori di Hollywood. Fu il regista George Cukor a notarla sulla copertina del “Saturday Evening Post” e a chiamarla per un provino nella parte di Rossella O’Hara in “Via col vento”, non fu presa, ma ottenne un bel contratto per la Warner Bros, di sei mesi e di lì a poco passò alla Paramount con un contratto molto più lungo.
Nel 1939 venne affiancata a Gary Cooper e Ray Milland in “Beau Geste” (id.), film che ottenne un grandissimo consenso di pubblico e di critica e la lanciò nella sfida con le altre attrici. Nel 1942 il regista Cecil B.De Mille la chiamò con John Wayne in “Vento selvaggio” (Vendaval de Paixões) e poi René Clair in “ho sposato una strega” (I Married a Witch) consacrandosi come attrice di film di successo. Il produttore Walter Wanger iniziò con la Hayworth un sodalizio lavorativo, che permise a Susan di lavorare duramente sulla recitazione e sul suo corpo, ottenendo parti anche difficili, ma sempre ottimamente e professionalmente recitate.
Nel 1944 fece “Il grande silenzio” (And Now Tomorrow) interpretato in maniera efficace, ma nel 1947 ottenne la sua prima Nomination all’Oscar in “Una donna distrusse” (Smash-Up: The Story of a Woman) grazie ad una prova di carattere come donna alcolizzata, stessa parte dal schiava della bottiglia, che ottenne in “Piangerò domani” (I'll Cry Tomorrow) nel 1955 e che gli fruttò un’altra Nomination. Molto interessanti furono anche i due film che la videro lontano dal genere drammatico, nel 1952 accanto a Arthur Kennedy in “Il temerario” (The Lusty Men) e nel 1953 con Charlton Heston in “Schiava e signora” (The President's Lady). L’Oscar arrivò invece per “Non voglio morire” del 1958, nella biografia di Barbara Graham, condannata a morte per omicidio, opera che segnò la carriera dell’attrice, che fu definita l’interprete ideale delle figure femminili di grande carattere.
La sua vita privata fu abbastanza difficile, divorziò dall’attore Jess Barker e intraprese una lunga battaglia legale per l’affido dei tre figli, tanto da spingerla al suicidio. Poi si risposò con l’avvocato Floyd Eaton Chalkley, ma questi morì improvvisamente di epatite a causa di una trasfusione infetta.
Negli anni Sessanta la Hayworth intraprese anche la carriera di produttrice finanziando film che piacquero moltissimo al pubblico dell’epoca, ma molto meno ai critici che la accusarono di realizzare opere ripetitive e strappalacrime.
Nel 1972 la Hayworth morì per un tumore al cervello, il mondo intero fu scosso, perché nel 1955 sia lei che tutta la troupe e il cast (John Wayne, Dick Powell, Pedro Armendariz e Agnes Moorehead) andarono a girare “Il conquistatore” (The Conqueror) nel deserto dello Utah, dove avvenivano esperimenti atomici, e qui tutti si ammalarono come Susan di cancro e morirono.
Nonostante tutto, l’attrice non si perse mai di coraggio e come le donne forti che interpretava, continuò la battaglia contro la malattia, ma non si nascose mai, anzi fino all’ultimo si presentò davanti al suo pubblico per ringraziarlo di averla aiutata nella sua vita e soprattutto nella sua brillante carriera.
G.R.
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