E’ senza ombra di dubbio il miglior attore in assoluto dell’epoca d’oro del
cinema americano, senza di lui, forse, non sarebbero esistiti altri talenti, né
ci sarebbe stata concorrenza sul grande schermo, ma Spencer Tracy in quest’arte
insegnò non poche tecniche ad una miriade di attori e attrici del suo tempo e di
oggi.
Secondogenito, nato nel 1900 da un venditore di camion, cattolico, studiò dai
gesuiti, ma con lo scoppio della prima guerra mondiale, appena adolescente,
lasciò la scuola per arruolarsi in Marina, purtroppo o per fortuna non salpò mai
verso la guerra in Europa e così desistette dall’intraprendere la vita militare
e tornò a scuola. Iscrittosi al Ripon College, fece una piccola apparizione in
una commedia dal titolo “La verità” (The Truth), che gli permise di capire che
il suo futuro era recitare.
Così dopo la Grande Guerra, agli inizi degli anni Venti, si iscrisse all’Academy
of Dramatic Arts di New York e si esibì in diversi teatri americani dal
Michigan, all’Ohio fino ad arrivare in Canada. Nel 1923 si sposò con Louise
Treadwell ed ebbe nel corso degli anni due figli un maschio e una femmina.
Tracy recitava con molta semplicità i suoi personaggi e nel 1930 il regista
Chester Erskine lo portò al trionfo e alla notorietà con commedia “The Last Mile”.
Opera che ebbe grande successo sia di critica che di pubblico con un tema tanto
attuale ancor oggi: la discussione sul diritto della società di privare qualcuno
della vita e se ciò fosse considerato un assassinio. Qui l’attore recitava con
grande intensità la sua parte, nei panni di John Mears, assassino in attesa
della sua esecuzione protestava con tutta la sua forza contro la società, che lo
voleva morto. Successo meritato, ma derivato anche da anni di intenso lavoro sui
palchi di tanti teatri, interpretando parti di diverso genere, tante esperienze
da forgiarlo nel suo carattere diventando un uomo appassionato, violento,
sensibile e disperato, ma con quel volto che rasserenava chi lo guardava.
All’inizio delle sue interpretazioni teatrali Spencer era un po’ timido e
impacciato, esitava a dimostrare le sue doti, ma appena vedeva che il pubblico
era con lui, che si appassionava alla storia, allora non ce n’era più per
nessuno, tirava fuori il meglio di sé e riusciva a commuovere intere platee, ed
Hollywood ancora una volta non poteva farsi sfuggire un talento del genere,
specie in quel momento nel quale soffriva il passaggio dal muto al sonoro e
aveva bisogno di calibri come Tracy.
Il regista John Ford lo vide in “The Last Mile” e decise di come attore in un
suo film “Up the River” nel 1930, era una commedia di ambiente carcerario,
simile all’opera teatrale, ma non ebbe esiti positivi per l’attore che finì
sotto contratto della Fox, la quale lo impiegava in piccole parti e tutte
sbagliate per quel taglio d’attore. Alla fine persino la critica era dalla sua
parte rimproverava ai registi e ai produttori di non saperlo usare a dovere. Nel
1933 interpretò in “Potenza e gloria” (The Power and the Glory), sotto l’ala di
un giovanissimo Preston Sturges, la vita di un industriale. Ebbe grande
successo, ma prima di accettare questa parte ebbe numerosi dubbi, infatti doveva
interpretare il personaggio dalla giovinezza alla vecchiaia ciò non gli era mai
capitato, tutto il progetto era sulle sue spalle, fallire sarebbe stato un colpo
troppo forte per una carriera che doveva ancora iniziare. Il risultato positivo
lo incentivò a continuare, ma ottenne nuovamente parti inadeguate, così si
ribellò a questo trattamento disumano e la stessa Fox decise di sciogliergli il
contratto che lo legava a sé. La Metro-Goldwyn_mayer, sempre in cerca di nuovi
talenti e con un personale più attento ‘agli acquisti’ lo prese con sé,
facendogli svoltare la carriera da negativa in assolutamente positiva.
All’epoca la stella di prima grandezza della Mgm era Clark Gable, uomo
affascinante e beniamino del pubblico, così il produttore e capo della casa di
produzione, vide in Tracy non un uomo attraente e dunque gli affidò parti di
secondo piano come in “San Francisco” 1936, con accanto proprio Gable, una
sudditanza che ebbe termine quando il produttore Irving Thalberg decise di
metterlo in luce definitivamente, creando una rivalità persino con Gable,
facendolo recitare accanto alle più belle attrici di quel tempo.
La fama di Spencer Tracy lievitò in breve tempo, e se nei film doveva
conquistare le attrici che aveva come partner, così lo faceva anche nella vita,
la Mgm si rese conto che aveva tra le mani più di un attore, un divo in carne ed
ossa degno di ricevere un tributo mai visto prima per chi era sotto contratto
della grande casa di produzione: nei titoli di testa il suo nome compariva
gigantesco prima del titolo del film.
L’intelligenza di questo attore era enorme, capì che non doveva fossilizzarsi in
un unico personaggio o essere sempre quell’uomo in ogni film, così fu una
vittima tormentata in “Furia” (Fury), 1936, di Fritz Lang, ebbe il primo Oscar
come miglior attore in “Capitani coraggiosi” (Captains Courageous), 1937, nella
commovente parte di un pescatore, ottenne, e mai più si ripeté una cosa simile
nella storia degli Oscar, un secondo Oscar l’anno successivo, 1938, in “La città
dei Ragazzi” (Boys Town) nei panni del famoso padre Flanagan. Nel 1939 ottenne
un altro successo in “L’esploratore scomparso” (Stanley and Livingstone).
Passaggio a Nord-Ovest” (Northwest Passage), “Il romanzo di una vita” (Edison,
the Man), “La febbre del petrolio” (Boom Town), tutti e tre del 1940, “Il dottor
Jekyll e mister Hyde” (Dr.Jekyll and Mr.Hyde), 1941, “Gente allegra” (Tortilla
Flat), 1942 e “Joe il pilota” (A GUy Named Joe”, 1943, aumentarono le sue
quotazioni, nell’ambiente degli attori, molti registi desideravano averlo con sé
nei propri film e lui quando lavorava era molto severo nello studio dei suoi
personaggi, leggeva attentamente la sceneggiatura prima di accettare per capire
se poteva interpretare con convinzione il personaggio. Era capace di imparare
subito le battute, non chiedeva mai di cambiare scene o battute durante la
lavorazione, non improvvisava mai, ascoltava tutti durante le prove e faceva
ogni cosa gli si chiedeva, così ad ogni regista piaceva tremendamente lavorare
con un tipo del genere. Non si mescolava mai con gli altri attori nelle varie
pubblicità, a Tracy non servivano affatto, era lontano dalla mondanità e lo
studio sotto cui era a contratto non lo trattava come un burattino, non gli
comandava nulla e lui aveva il rispetto che si meritava.
La sua vita però non doveva essere delle più felici, forse era insoddisfatto,
forse era arrabbiato fatto sta che quando la tensione gli si accumulava addosso
doveva romperla, scioglierla e l’unica ‘medicina’ sembrava essere la bottiglia,
litri e litri di bevande tossiche che lo facevano dimenticare, era quasi
diventato una specie di dottor Jekyll e mr.Hyde e una volta disse: “Jekyll e
Hyde?. Ho recitato quella parte. Potrebbe essere. Come può darsi che il recitare
non sia un mestiere adatto ad un uomo adulto. Non mi sono mai sentito realmente
a mio agio. Ma non farei nient’altro per nessuna cosa al mondo.”
La verità di questo stato d’animo non era tanto nel recitare quanto nel dover
vivere una vita privata tormentata. Infatti nel 1942 conobbe sul set di “La
donna del giorno” (Woman of the Year) l’attrice Katharine Hepburn, qui nacque
dapprima una forte amicizia, che poi sfociò in un profondo legame
affettivo-sentimentale, un amore che lo portò a prendere una decisione
difficilissima: essendo cattolico, non divorziò dalla moglie, lo fece anche per
i figli, di cui il maschio non era nato sano, e allo stesso modo in un’America
puritana, visse con l’attrice momenti molto intensi. Questa in sintesi la vita
privata che lo portava ad essere così arrabbiato e insoddisfatto, proprio lui
che sul set era di una precisione maniacale e accettava tutto, nella vita di
privato cittadino era tormentato dai rimorsi famigliari e religiosi.
La carriera procedeva speditamente, altri film furono girati insieme con la
Hepburn, “Il mare d’erba” (The Sea of Grass), 1947, 1948 “Lo Stato dell’Unione”
(The State of Union), grande successo per i due film nella parte prima di un
papà alle prese con la figlia (Liz Taylor) in “Il padre della sposa” (Father’s
of the Bride), 1951 e nel 1952 diventando nonno in “Papà diventa nonno” (Father’s
Little Dividend). Nel 1952 ancora in coppia con la Hepburn “Lui e lei” (Pat and
Mike) e grande successo per l’ultimo film sotto contratto della Mgm nel 1955
“Giorno maledetto” (Bad Day at Black Rock) nel quale ottenne un’ennesima
candidatura all’Oscar. Altri successi arrivarono anche sotto contratto di altre
case come la Fox nel 1954 in “La lancia che uccide” (Broken Lance), “La
segretaria quasi privata” (Desk Set), 1957, per la regia di John Ford “L’ultimo
urrà” (The Last Hurrah), 1958, film politico molto riuscito, e il famoso “Il
vecchio e il mare” (The Old Man and the Sea), nei panni di un vecchio pescatore.
Gli anni Sessanta lo videro molto invecchiato ed ammalato, ma sempre pronto alla
sfida, nel 1961 nei panni di un giudice a Norimberga in “Vincitori e vinti” (Judgement
at Nuremburg) e l’ultimissimo forse il più bello di tutti in coppia con la donna
della sua vita in “Indovina chi viene a cena?” (Guess Who’s Coming to Dinner?),
splendida interpretazione che gli valse l’ultima ed ennesima Nomination
all’Oscar, alla quale non potè partecipare pechè morì poco dopo le riprese.
Spencer Tracy fu, dunque, il più grande attore del mondo e spiegò così il
successo che riusciva ad ottenere nelle sue interpretazioni quando la stampa lo
definì ‘il miglior attore cinematografico del mondo’ all’indomani della
candidatura per il film “Il padre della sposa”: “Come si può dichiarare che io
sono il miglior attore del mondo? È piuttosto sciocco. Come questa faccenda
dell’Oscar. Io sono terribilmente contento di essere stato inserito fra i
candidati, tutti attori meritevoli. È già un onore per me. Ma se dovessi
vincere, forse che questo mi renderebbe migliore degli altri? Naturalmente no.
Una buona interpretazione dipende dalla parte e da ciò che l’attore ci mette di
se stesso. E da lui solo. Io ci metto Spencer Tracy. Nessun altro potrebbe
metterci Spencer Tracy perché non è me. Certo io sono il miglior Spencer Tracy
del mondo. Se vogliono darmi un premio per questo allora me lo sono meritato
davvero”.
G.R.
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