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Storia del doppiaggio italiano
Se gli Stati Uniti hanno scritto la storia del cinema nel mondo, l’Italia ha creato la storia del doppiaggio nel cinema americano. Ma ancora molti non lo sanno.
A tutt’oggi non esiste, se non in Italia, né nazione né scuola capace di organizzare una catena di montaggio basata su voci umane tali da permettere di visionare un film in lingua inglese ma con audio italiano. In diversi Stati del mondo si usa inserire, forse per semplificare ogni difficoltà, le didascalie o sottotitoli come mezzo di comprensione della propria lingua. In Russia sin dall’inizio fu creato il doppiaggio detto “alla russa”, ovvero una sola voce off (fuori campo), capace di poter doppiare tutti (uomini, donne e bambini)! Un bel risparmio se vogliamo, ma una resa che non avrebbe mai permesso di godere pienamente del risultato di un’opera.
In Italia, poiché credo che tutto sia dipeso da come si viveva, la situazione storico-politico-sociale si presentò in questo modo: eravamo sul finire degli anni Venti e il Fascismo iniziava la sua marcia dilagante nell’intero Paese, il quale a sua volta era abitato per la maggior parte da analfabeti, la cui condizione sociale era prettamente agricola. Le città erano popolate, vi erano numerosi cinema e il flusso era abbondante grazie alla visione continua di film muti italiani e americani. Come tutti sanno ad un certo punto nacque un problema a cui nessuno aveva mai fatto attenzione: il cinema da muto si stava trasformando in sonoro!
In primis fu colpita la classe degli attori e attrici, i quali, trovandosi di fronte a questo progresso e non essendo abituati a utilizzare la propria voce come forma espressiva, furono costretti, chi ad adattarsi, chi persino a cambiar mestiere. Un secondo problema interressò i cinema, che dovettero provvedere a creare sale capaci di riprodurre il sonoro, impiegando, da parte degli esercenti, ingenti quantità di denaro che forse mai furono restituite dalle case di produzione di quel tempo. Il terzo problema riguardava il pubblico pagante, il quale aveva il diritto di andare a vedere i film, ma ancor di più manifestava l’esigenza di mantenersi al passo con i tempi e quindi di voler vedere e soprattutto sentire questa grande novità che arrivava dagli Stati Uniti. Ma ecco il problema che attanagliò le menti dei cinematografi italiani: come far vedere i fim sonori americani avendo un popolo che a malapena sapeva parlare correttamente l’italiano?
Si inizia una fase dove tutto sembra possibile, ogni tecnica è forse quella giusta, ma i costi lievitano e i risultati non arrivano. Alcune case di produzione come la Metro-Goldwyn-Mayer, la Fox e la Paramount pensarono di dirigere i film in più versioni, utilizzando la stessa trama, sfruttando attori e registi di ogni stato europeo, ma ancora una volta il gioco dell’illusione sonora tardava a venire. Nel 1930 ormai non si producevano più film muti e nel Regno d’Italia la situazione era davvero imbarazzante, c’era 3200 sale cinematografiche, di cui 700 era aperte tutti i giorni e solo una minima parte era riuscita ad adeguarsi, con enormi sforzi, a riprodurre il sonoro. Il governo fascista entra a far parte di questo gioco e decreta, vedendo l’impossibilità repentina di un cambiamento e adeguamento delle sale, di vietare la proiezione dei film stranieri giustificando il tutto con l’accusa di essere “dei veicoli di esotismo” per il pubblico. Quindi liquidava la pratica “sonoro” vietando i film americani, visto che quelli italiani erano e rimanevano muti anche per i costi elevati, permetteva però come paliativo di far ascoltare le canzoni qualora queste vi fossero all’interno dei film in programma nelle poche sale sonorizzate. Naturalmente la situazione collassò e si verificarono i seguenti problemi: le sale non hanno più una programmazione (i soli film erano come detto quelli muti italiani ed erano sempre gli stessi anche degli anni passati), il pubblico smette di andare al cinema, moltissime sale chiudono, lo Stato ci rimette milioni di lire e la censura fascista del tempo è divenuta un elemento massacrante per la libertà di espressione.
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