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BRAMA DI VIVERE
(Lust for Life)
Regia: Vincente Minnelli
Cast: Kirk Douglas ... Vincent Van Gogh
Anthony Quinn ... Paul Gauguin
James Donald ... Theo Van Gogh
Pamela Brown ... Christine
Everett Sloane ... Dr. Gachet
Niall MacGinnis ... Roulin
Noel Purcell ... Anton Mauve
Henry Daniell ... Theodorus Van Gogh
Madge Kennedy ... Anna Cornelia Van Gogh
Jill Bennett ... Willemien
Lionel Jeffries ... Dr. Peyron
Laurence Naismith ... Dr. Bosman
Eric Pohlmann ... Colbert
Jeanette Sterke ... Kay
Toni Gerry ... Johanna
Wilton Graff ... Rev. Stricker
Isobel Elsom ... Mrs. Stricker
David Horne ... Rev. Peeters
Noel Howlett ... Commissioner Van Den Berghe
Ronald Adam ... Commissioner De Smet
John Ruddock ... Ducrucq
Julie Robinson ... Rachel
David Leonard ... Camille Pissarro
William Phipps ... Emile Bernard
David Bond ... Seurat
Frank Perls ... Pere Tanguy
Jay Adler ... Waiter
Laurence Badie ... Adeline Ravoux
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Sceneggiatura: Norman Corvin dal romanzo di Irving Stone
Fotografia: Frederich A. Young, Russel Harlan (Metrocolor, CinemaScope)
Montaggio: Adrienne Fazan
Scenografia: Cedric Gibbons, Hans Peters, Preston Ames
Costumi: Walter Plunkett
Trucco: William Tuttle, Sydney Guilaroff
Musiche: Miklòs Ròzsa
Produttore: John Houseman per la Metro-Goldwyn-Mayer
Anno: 1956 Nazionalità: USA colore 122 min.
1 Oscar: miglior attore non protagonista (Quinn)
3 Nomination: miglior attore (Douglas), sceneggiatura non originale, scenografia e arredamento a colori (arr. Edwin B. Willis, Keogh Gleason)
1 Golden Globe: miglior attore (Douglas)
1 New York Film Critics Circle: miglior attore (Douglas)
E’ il racconto della vita tormentata del pittore Olandese Vincent Van Gogh (1853-90). L’artista (Douglas) è un giovane animato dall’inarrestabile desiderio di essere utile al prossimo. Per alcuni anni vive come pastore della Chiesa tra i minatori del Borinage, in Belgio, che però diffidano di lui, costringendolo a tornare della famiglia in Olanda. Ma anche i parenti lo respingono, così soggiornerà ad Anversa e vivrà con la prostituta Christine (Brown), conosciuta in un viaggio a Parigi in compagnia del fratello Theo (Donald), dove conobbe inoltre i pittori impressionisti, tra cui Paul Gauguin (Quinn), che diventerà suo amico. Ma ben presto sopraggiungerà la pazzia, il manicomio, il suicidio.
Girato nei luoghi realmente dipinti da Van Gogh (così che le inquadrature spesso sfumano nelle riproduzioni dei quadri, anche questi quelli originali), è una delle poche rievocazioni cinematografiche di un pittore realizzate con una cura maniacale e perfetta. Il film offre il ritratto di un artista maledetto e diverso, ossessionato dall’emotività espressiva e portatore di una concezione dell’arte e della follia come forze intercambiabili (tema che Minnelli aveva vissuto sulla propria pelle con la malattia della moglie Judy Garland). Resta dunque indimenticabile la prova di Douglas, inquietante e perfetto nella sua rassomiglianza fisica e coinvolgente per la violenza della sua caratterizzazione. Il regista ebbe inizialmente dei problemi con il produttore Houseman, che intendeva usare l’Eastmancolor, ma Minnelli preferì il CinemaScope e il Metrocolor, che risaltava i colori dei dipinti, che a loro volta non potevano essere messi troppo a contatto delle luci della macchine da presa. Eccellente la fotografia di Young e Harlan e drammaticamente bella la colonna sonora di Ròzsa, che accompagna il tormento dell’artista e il suo spirito creativo. Il compositore si recò personalmente sui luoghi in cui Van Gogh visse, riuscendo a creare una serie musicale struggente simile alla tavolozza dei colori usati dall’artista come nei “Girasoli” o nella “Pastorale”. Uscì nelle sale il 17 settembre 1956.
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