Champ (Beery),un pugile caduto in disgrazia nell’alcool e ormai alla fine delle sua carriera, torna sul ring grazie all’amore del proprio figlio Dink (Cooper), che lo spinge a provare ancora il suo valore.

Un grande film sulla boxe, un forte melodramma, che mostra le sofferenze di un uomo ormai finito nella miseria, che non ha più nulla se non il proprio figlio che lo potrà far nuovamente tornare ad essere un grande campione. Il merito maggiore è tutto nell’interpretazione di Cooper, un piccolo ragazzo di dieci anni, che deve comportarsi come un uomo (scoppia in lacrime e grida: ”Voglio il campione!”. Batte i piedi per terra e picchia i pugni contro il muro. La sua collera disperata si calma con l’arrivo della madre, che lo porta via tenendolo in braccio ed è questo solo il momento del film in cui egli si comporta da bambino). Ottima anche la prova di Beery, che vinse l’Oscar per la prima volta in ex equo con Frederich March per “Il dottor Jekyll”. La miglior regia di Vidor, che, per trasmettere le forti emozioni, lascia la sua mano in secondo piano, facendo la sua direzione scarna e priva di artifici tecnici, tali da non diminuire l’impatto con il pubblico. Uno dei film che in quell’anno salvò la Metro dal fallimento. Uscì nelle sale il 9 novembre 1931.