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IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA

(Shane)




Regia: George Stevens
Cast: Alan Ladd ... Shane
Jean Arthur ... Marian Starrett
Van Heflin ... Joe Starrett
Brandon De Wilde ... Joey Starrett
Jack Palance ... Jack Wilson
Ben Johnson ... Chris Calloway
Edgar Buchanan ... Fred Lewis
Emile Meyer ... Rufus Ryker
Elisha Cook Jr. ... Frank 'Stonewall' Torrey
Douglas Spencer ... Axel 'Swede' Shipstead
John Dierkes ... Morgan Ryker
Ellen Corby ... Mrs. Liz Torrey
Paul McVey ... Sam Grafton
John Miller ... Will Atkey, bartender
Edith Evanson ... Mrs. Shipstead
Leonard Strong ... Ernie Wright
Ray Spiker ... Axel Johnson - Homesteader
Janice Carroll ... Susan Lewis
Martin Mason ... Ed Howells
Helen Brown ... Martha Lewis
Nancy Kulp ... Mrs. Howells
Sceneggiatura: A. B. Guthrie jr., Jack Sher dal romanzo di Jack Schaefer
Fotografia: Loyal Griggs (Technicolor)
Montaggio: William Hornebeck, Tom MaAdoo
Scenografia: Hal Pereira, Walter Tyler
Costumi: Edith Head
Trucco: Wally Westmore
Musiche: Victor Young
Produttore: George Stevens per la Paramount
Anno: 1953 Nazionalità: USA colore 118 min.
1 Oscar: miglior fotografia a colori
5 Nomination: miglior film, regia, attore non protagonista (de Wilde, Palance), sceneggiatura non originale
1 National Board of Review: miglior regia




Giunto nel Wyoming, un misterioso pistolero, Shane (Ladd), viene ospitato da una famiglia di contadini, affascinando tanto la moglie (Arthur, qui al suo ultimo film) che il figlioletto (de Wilde) e insegnerà al probo e pacifico padre (Heflin) a farsi rispettare. Gli agricoltori, però, della zona sono vittime di una potente famiglia di allevatori, ma Shane prende le loro difese, e dopo aver riportato la pace nella vallata, riprende il suo cammino.

Uno dei capolavori del cinema western, singolare ritratto di avventuriero errabondo, specie di incarnazione di cavaliere medioevale alla ricerca del Graal, che decretò immediatamente il successo popolare di questo western, di cui oggi non possono sfuggire le concessioni all’accademismo e un gusto un po’ facile per la poesia del personaggio (così come veniva esaltato dall’uso del Technicolor). Senza essere un capolavoro (specie se si confronta con la modernità di certe letterature del West, in registi come Mann o Ray), il film riesce lo stesso a fondere in modi anche paradossali, ma affascinanti il realismo con cui è descritta la vita degli agricoltori e la forza mitica con cui è rappresentato Shane, specie di archetipo dell’eroe solitario: senza passato, senza futuro, senza casa e affetti, capace di uscire dagli scontri più omerici senza un graffio. Indimenticabile il duello finale, di cui Stevens prolunga l’impatto emotivo aumentando a dismisura gli angoli e gli assi di ripresa (sono più di quaranta in pochi minuti) così da cancellare il realismo spazio-tempo della scena per sottolineare maggiormente la figura mitica di Shane. La miglior prova di Alan Ladd, di classe la colonna sonora e la fotografia (che ebbe un Oscar forse immeritato, poiché fu completamente alterata nei colori durante il periodo di post-produzione). Costò 3.100.000 dollari, ma ne incassò $ 9 milioni di dollari. Un piccolo capolavoro. UScì nelle sale il 23 aprile 1953.



























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