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I DANNATI DELL'OCEANO

(The Docks of New York)




Regia: Joseph von Sternberg
Cast: George Bancroft ... Bill Roberts
Betty Compson ... Mae
Olga Baclanova ... His Wife - Lou
Clyde Cook ... 'Sugar' Steve
Mitchell Lewis ... Andy, the Third Engineer
Gustav von Seyffertitz ... Hymn Book Harry
Sceneggiatura: Jules Furthman dal romanzo di Monk Saunders
Fotografia: Harold Rosson
Montaggio: Helen Lewis
Scenografia: Hans Dreier
Musiche: arrangiamenti musicali di Gaylord Carter
Produttore: Joseph von Sternberg per la Famous Players-Lasky/Paramount
Anno: 1928 Nazionalità: USA b/n 76 min.




Il fuochista di una nave, Bill Roberts (Bancroft), che ha da poco attraccato al porto, incontra per caso una donna, Mae (Compson), che sta per suicidarsi e la salva, ma sotto l’effetto del vino, la sposa per scherzo. Bill il giorno seguente s’imbarca e scopre di amarla veramente, ma in seguito Mae verrà accusata di omicidio e lui ritornerà per salvarla nuovamente.

Una bellissima e commovente storia d’amore, nata per caso, nella quale s’imprime la mano del maestro Joseph von Sternberg, già padrone e maestro dell’uso della luce, come espressione di vita. Perfetto lo studio psicologico dei personaggi, dei quali non si sa il passato, ma si vive con loro un presente di tormenti e un futuro di speranze, così come le personalità sono filosoficamente e tipicamente sternberghiani: Bill a contatto con il fuoco, mentre Mae suicida è a contatto con l’acqua e il loro matrimonio fatto nella notte è in contrasto con il giorno che sembra essere la consapevolezza di aver sbagliato tutto. Oggi fanno parte della storia del cinema alcune scene, come quella in cui Mae, ripresa in un primo piano con due occhi pieni di lacrime, perché sa che Bill deve partire, non riesce a infilare il filo nell’ago per rammendare la tasca del marito, o la festa del matrimonio nei bassifondi di New York, o ancora la scena onirica di Bill e il suo amico Steve (Cook) che discutono di fronte al fuoco, elemento determinante delle scene con la luce, e arriva il capitano che dice: “Vapore, non ciance”. Forse la miglior sequenza del film e quella in cui Bill scopre che Mae è stata accusata di furto, ed abbandona la nave a nuoto pur di arrivare da sua moglie a difenderla e a farsi accusare lui stesso di tale azione, finendo in prigione per due mesi e pronunciando le ultime frasi indimenticabili: “Sessanta giorni non sono una crociera molto lunga, baby. E sarà la mia ultima se mi aspetterai”. E Mae: “Credo che ti aspetterò per sempre, Bill”. Uscì nelle sale il 16 settembre 1928.




























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