Un povero vagabondo Charlot (Chaplin), dall’animo sensibile e dal cuore generoso incontra un giorno una ragazza cieca (Cherrill), che si guadagna da vivere vendendo fiori. I due s’innamorano. Andando alla ricerca del denaro per guarire una giovane fioraia, s’imbatte in un milionario (Myers) che, quando è ubriaco, diventa generoso e amichevole. Dopo un anno ritroverà la ragazza guarita e diventata ricca: ma stenterà a farsi riconoscere.

Spiazzato dall’avvento del sonoro, Chaplin dedicò tre anni di lavorazione al film, senza dialoghi, girando una quantità spropositata di pellicola. Ma ne valse la pena e ottenne un successo di pubblico trionfale. Dietro consueto intreccio di forza e melodramma, Chaplin analizza in modo pungente le apparenze e i tabù della vita sociale. Charlot, vagabondo che dorme sulle braccia della statua della giustizia, si mescola a un mondo dominato dal cinismo e dalla simulazione, e ne esce scottato: la negazione dell’happy end tradizionale è esemplare. Tra le trovate migliori quella del fischietto ingoiato: una gag sonora, ma che non a caso esclude la parola. Jean Harlow ha partecipato ad una piccolissima parte. Uscì nelle sale il 30 gennaio 1931 e costò 1.500.000 dollari.