Londra, negli anni che precedono la seconda guerra mondiale. Calvero (Chaplin), un vecchio attore di music-hall, affronta nell’alcol il dolore per la mancanza di applausi del pubblico. Una sera mentre rientra a casa, salva la vita a Terry (Bloom), una giovane ballerina, che ha tentato il suicidio, perché ha una paralisi psicosomatica. Calvero si prenderà cura della ragazza, la farà guarire e la porterà al successo, ma poco prima di morire anche lui tornerà a farsi applaudire.

Un capolavoro assoluto del cinema, Chaplin, dopo aver abbandonato la maschera di “Monsieur Verdoux”, indossa quella di Calvero, un uomo ormai finito, ma che nella sua anima ha ancora quella saggezza e filosofia che lo fa vivere in un mondo che non c’è più. Chaplin riflette sulla vecchiaia e sulla vita attraverso delle massime o situazioni di vita, che ne fanno di lui uno dei grandi geni del cinema, mai patetico, ma sempre vivo. La sequenza dell’ultimo spettacolo di Clavero, in coppia con vecchio collega (Keaton) è ai vertici dell’arte cinematografica (mai vista una gag del genere dall’epoca del muto). Nel film compaiono tutti i famigliari in ruoli più o meno consistenti: la moglie Oona (una spettatrice), e i figli Sydney (il musicista di cui s’innamora Terry), Charles jr. (un clown), Geraldine, Michael e Josephine (i bambini del quartiere). Le musiche (vincitrici di un Oscar) sempre di Chaplin, che non ha tralasciato proprio nulla in questo film, sono le più belle che abbia mai scritto. Uscì nelle sale il 16 ottobre 1952.