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IL MAGO DI OZ
(The Wizard of Oz)
Regia: Judy Garland
Cast: Judy Garland ... Dorothy Gale
Frank Morgan ... Professor Marvel / The Gatekeeper / The Carriage Driver / The Doorman / The Wizard of Oz
Ray Bolger ... Hunk / The Scarecrow
Bert Lahr ... Zeke / The Cowardly Lion
Jack Haley ... Hickory / The Tin Man
Billie Burke ... Glinda
Margaret Hamilton ... Elmira Gulch / The Wicked Witch of the West / The Wicked Witch of the East
Charley Grapewin ... Uncle Henry
Pat Walshe ... Nikko
Clara Blandick ... Auntie Em
Terry ... Toto
The Singer Midgets ... The Munchkins
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Sceneggiatura: Noel Langley, Florence Ryerson, Edgard Allan Wolf, (non accred. John Lee Mahin, Herman Mankiewicz) dal libro di Frank L.Baum
Fotografia: Harold Rosson (Technicolor)
Montaggio: Banche Sewell
Scenografia: Cedric Gibbons, William A. Horning
Costumi: Adrian
Trucco: Jack Dawn
Musiche: Harold Arlen dirette: Herbert Stothart
Produttore: Mervyn LeRoy per la Metro-Goldwyn-Mayer
Anno: 1939 Nazionalità: USA b/n e colore 101 min.
2 Oscar: miglior colonna sonora (Stothart) e canzone (“Owen the rainbow” di Harold Arlen, E.Y. Harburg)
1 Oscar in miniatura per Judy Garland
2 Nomination: miglior film, scenografia e arredamento a colori, fotografia, effetti speciali (A.Arnold Gillespie, Douglas Shearer)
Un tornado trasporta Dorothy Gale (la diciassettenne Garland) nel mondo fatato di Oz, abitato da deformazioni fantastiche delle persone che la circonda ogni giorno. Per tornare a casa deve raggiungere il mago di Oz (Morgan) nella città di Smeraldo, ma la Perfida Strega dell’Ovest (Hamilton) alter ego della sua vicina ostacola lei e i suoi nuovi amici: lo spaventa passeri (Bolger), il leone codardo (Lahr), l’omino di latte (Haley). Sarà solo pronunciando le magiche parole “There’s No Place Like Home” che ritornerà nel suo letto.
Musical sfarzoso (4 mila costumi, per 1.000 interpreti, 136 giorni di riprese) che negli Stati Uniti è entrato a far parte della memoria collettiva e ha deliziato generazioni di bambini, terrorizzati dalla cattivissima strega. Coreografie banali e sorprendenti effetti speciali per un elogio del sogno e della fuga che però si conclude con un perbenistico e triste ritorno alla realtà, virato in seppia, mentre il mondo di Oz è fotografato a colori emblema della fantasia e dell’immaginazione. Geniale per l’epoca proprio il doppio gioco della fotografia, quasi un voler sfidare l’immaginazione disneyana, forse avendone le capacità la Mgm avrebbe sviluppato l’inizio sottoforma di film e l’arrivo ad Oz in cartone animato, come sarà in futuro applicato per i film degli anni sessanta della casa Disney. La lavorazione complicatissima: Fleming (futuro regista di “Via col vento”) rimpiazzò Richard Thorpe, King Vidor (che lavorò per tre settimane e finì il film: girò le scene in bianco e nero: quelle di Kansas e Munhkin Land e alcune a colori tra cui la sequenza “We’re Off to See the Wizard”) e George Cukor. Per il ruolo della Garland erano anche in lizza Shirley Temple e Deanne Durbin. Anche la sceneggiatura fu lavorata a più mani tra cui quelle non accreditate di John Lee Mahin e Herman J. Mankiewicz, mentre assistente alla produzione fu Arthur Freed, produttore responsabile cambiamenti: Louis B. Mayer, coreografo originario delle scene tagliate Busby Berkley:, direttore delle scene “matte” dipinte, il futuro direttore degli effetti speciali, Warren Newcombe e il direttore delle scene “off”: Norman Taurog. Il nome del mondo magico fu ispirato a Baum dalle lettere O-Z, che comparivano sull’ultimo cassetto del suo schedario di casa. Il film fu presentato il 12 agosto del 1939 al Grauman’s Chinese Theatre di Hollywood e fu subito un grande successo. Costò l'iperbolica cifra di 2.777.000 dollari, incassandone subito 4.544.851 dollari solo negli Stati Uniti, ma è uno dei pochi film al mondo che a tutt'oggi riesce ancora incassare milioni di dollari.
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