Inghilterra, 1761. l’attrice Nell Browen (Lee) viene a conoscenza del manicomio di Bedlam e si convince di voler aiutare i malati che sono maltrattati all’interno, ma è rinchiusa dal direttore George Sims (Karloff). I matti a loro volta capiranno perfettamente la situazione e cercheranno di liberarla mettendosi contro il malvagio Sims.

Un horror particolare, ispirato all’ottavo dipinto della “Carriera di un libertino” di Hogart, il film mette in scena non qualcosa di mostruoso, ma di umano e disumano, di logico e illogico. Ciò che sembra anormale come il manicomio e i malati diventa ben presto per lo spettatore una realtà opposta e la figura di Sims interpretata come sempre da un bravissimo Karloff assume aspetti tetri, vili e servili, cinici e crudeli, e la follia quindi diventa qualcosa di normale, sincero, caritatevole. Su tutto vige la cura e la presenza del produttore della RKO Val Lewton capace solo lui di dare negli anni Quaranta quel tipo di atmosfere lugubri, ma piene di humour nero, e persino la sceneggiatura scritta dal regista Robson è firmata da Carlos Keith suo pseudonimo. Uscì nelle sale il 19 aprile 1946.