Raccontata dall’allenatore, Glenn S. 'Pop' Warner (Bickford), che lo scoprì, l’ascesa e la caduta di Jim Thorpe (Lancaster), celebre atleta pellirosse imbattibile quasi in ogni sport, la sua vittoria alle olimpiadi di Stoccolma nel 1912, nelle quali vinse il pentathlon e il decathlon, venne annullata dalla scoperta che aveva giocato come professionista un’estate in una lega minore, ma fu la morte improvvisa del figlio a farlo cadere nell’alcolismo, da cui uscì grazie alla moglie, Margaret Miller (Thaxter), ma soprattutto grazie al suo vecchio amico e allenatore.

Melodrammone sportivo dove più che la storia di un “diverso” a disagio nel mondo dei bianchi, a Curtiz sembra interessare la figura del self-mode man, che diventa looser, parabola antimorale di un americano la cui riuscita professionale non è sinonimo di successo (le medaglie olimpiche gli vennero riconsegnate alla figlia, dopo la riabilitazione postuma, solo nel 1983). Buona la prova di Lancaster, alla sceneggiatura collaborò lo stesso Thorpe e il suo biografo Russell Bidwell. Uscì nelle sale il 24 agosto 1951.