Marie Allen (Parker) viene ingiustamente accusata di essere la responsabile di una rapina, nella quale sua marito ha anche perso la vita. Rinchiusa in un carcere femminile soffrirà e vedrà la sopraffazione e la violenza allo stato di un puro delirio sociale, con una conclusione sconvolgente.

Più che una storia è una denuncia su come società civili possano ancora detenere i carcerati in condizioni simili a quelle di animali, ma è anche una condanna verso tutti coloro che posso fare qualcosa per migliorare e invece fanno di tutto per peggiorare situazioni così desolanti. Ottima la sceneggiatura che non si concede nulla allo stile ottimistico hollywwodiano, accentuando anche i ruoli di contorno come la guardia sadica che sfugge a ogni sanzione pur di proteggere un altro funzionario o i politici che fanno fallire ogni tentativo di umanizzare il carcere e con il finale della protagonista che uscendo di prigione cercherà la strada per la quale fu condannata all’inizio. Bravissima la Parker in un ruolo difficile e il migliore della sua carriera. Uscì nelle sale il 19 maggio 1950.