Marion Crane (Leigh), in fuga da Phoenix con 40.000 dollari nella valigia, si rifugia nel motel di Norman Bates (Perkins), giovane timido con l’hobby della tassidermia e del voyeurismo, e una madre dispotica della quale si sente solo la voce. Dopo che Marion è stata accoltellata sotto la doccia, Norman ne fa sparire il cadavere. Prima che si scoprirà il segreto, farà una brutta fine il detective, Milton Arbogast (Balsam) venuto a curiosare.

Caso clinico da manuale su uno sdoppiamento di personalità con complicazioni edipiche e sessuofobe e insieme saggio sulla suspense cinematografica: il più grande successo di Hitchcock per nulla invecchiato. Fece morire la protagonista dopo 40 minuti e fu una vistosa infrazione a tutte le convenzioni del racconto filmico; farla morire a quel modo significò trasgredire i codici allora vigenti sulla rappresentazione della violenza. Il regista gioca sulle attese degli spettatori come il gatto col topo e fu orgoglioso di aver creato dell’emozione pura indipendente da qualunque messaggio. Per girare i 45 secondi della scena della doccia, su uno story board di Saul Bass (creatore anche dei titoli di testa), occorsero 7 giorni di lavorazioni, 72 posizioni della macchina da presa e una controfigura per Janet Leigh. Celebre la colonna sonora di Bernar Herrmann. Hitchcock compare su un marciapiede con in testa uno steson. Uscì nelle sale il 16 giugno 1960 e costò 806.947 dollari e ne incassò 32 milioni di dollari (ma è uno dei pochi film al mondo che a tutt'oggi continua ancora a incassare dollari).