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TERRA LONTANA
(The Far Country)
Regia: Anthony Mann
Cast: James Stewart ... Jeff Webster
Ruth Roman ... Ronda Castle
Corinne Calvet ... Renee Vallon
Walter Brennan ... Ben Tatum
John McIntire ... Skagway Sheriff Gannon
Jay C. Flippen ... Dawson Marshal Rube Morris
Harry Morgan ... Ketchum
Steve Brodie ... Ives
Connie Gilchrist ... Hominy
Robert J. Wilke ... Madden
Chubby Johnson ... Dusty
Royal Dano ... Luke
Jack Elam ... Frank Newberry
Kathleen Freeman ... Grits
Connie Van ... Molasses
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Sceneggiatura: Borden Chase da un romanzo di Hernest Haycox
Fotografia: William Daniels (Technicolor)
Montaggio: Russell Schoengart
Scenografia: Bernard Herrbrun, Alexander Golitzen
Costumi: Jay A. Morley Jr.
Trucco: Bud Westmore
Musiche: Joseph Gersherson
Produttore: Aaron Rosemberg per la Universal International
Anno: 1955 Nazionalità: USA colore 97 min.
Jeff Webster (Stewart) e il suo socio Ben Tatum (Brennan) contrabbandano dal Wyoming in Canada una mandria di bestiame. Arrivati alla città di Skagway, i due sono presi di mira da un certo Skagway Gannon (McIntre) che si è autonomamente nominato sceriffo e che confisca la loro mandria. Con l’aiuto di due donne, la proprietaria di un saloon, Ronda Castle (Roman), e la figlia di un medico, Renee Vallon (Calvet), Jeff riesce a passare la frontiera canadese e a comprare una miniera a Dawson. Quando cerca di ritornare in Alaska con l’oro, gli uomini dello sceriffo lo derubano ammazzando il suo amico Ben: solo allora accetterà l’invito degli abitanti di Dawson di rappresentare la legge e ucciderà Gannon, anche grazie al sacrificio di Ronda.
Uno dei capolavori di Mann e del western, il tema centrale della responsabilità individuale e dell’inevitabile confronto del singolo con la moralità dei propri atti nasce dalla fusione di due storie, quella personale di Jeff (in fuga da un passato di violenza che ne ha fatto un uomo cinico ed egoista) e quella collettiva dei minatori (che di fronte alla dittatura della violenza sentono crescere il bisogno di legalità e di valori umani) che spingono l’uomo a “scoprire il senso delle responsabilità e della solidarietà coi propri simili”. Girato tra le nevi del Canada e dell’Alaska (esaltate dal bellissimo Technicolor di Daniels) interpretato da un cast perfetto anche nei ruoli secondari e diretto con una tensione che ignora i tempi morti, il film “corrode i tempi di calma con un’angoscia nervosa, assai mal nascosta dalle lunghe braccia penzoloni e dalla testa reclinata di Stewart” (straordinario il malessere che danno le riprese in interni leggermente inclinate, che accentuano l’incombere delle cose sugli uomini), ma trasmette anche, con inaspettate panoramiche sul paesaggio, uno struggente senso di nostalgia che “rinvia l’epopea dell’azione al sogno impossibile di una vita naturale e di una pace dell’animo”. Uscì nelle sale il 20 agosto 1954.
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